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Le due principali minoranze etniche musulmane in Cina: gli Hui e gli Uiguri

 

Ilaria Maria Sala, giornalista italiana collaboratrice di «The Guardian», «Hong Kong Free Press» e «Internazionale», ha pubblicato su «Il Manifesto» l'articolo La radicalizzazione lenta del mondo parallelo degli «hui», nel quale affronta il tema delle comunità musulmane in Cina oggi.

 

In qualunque città cinese ci si trovi, si può star certi di imbattersi in ristoranti con la vetrina abbellita da uno striscione verde e parole scritte in arabo. In caratteri cinesi, questi ristoranti annunciano lamian (un tipo di spaghetti freschi, tirati a mano), e manzo e agnello spolverati di cumino. Ristoranti piccoli e a buon mercato, decorati all’interno da grandi poster di panorami montani e minareti.
 
I proprietari e gestori di questi locali halal appartengono al gruppo etnico-culturale cinese hui. È la seconda «etnia» cinese musulmana più importante del paese, subito dopo gli uiguri. Si tratta di più di dieci milioni di persone, concentrate nelle regioni del nord-ovest ma sparse anche in tutta la Cina, ma che, contrariamente agli uiguri del Xinjiang, parlano mandarino, e i vari dialetti locali dei posti in cui vivono. Gli hui sono particolarmente numerosi nel Gansu, tanto a Lanzhou (capitale provinciale e patria dei lamian), che a Linxia, una cittadina detta «piccola Mecca cinese»; così come nel Ningxia – la «regione autonoma» a maggioranza hui, dove è appena stato costruito un parco a tema «islamico» per turisti – e nello Shanxi, dove la presenza di questi musulmani assimilati è maggiormente vistosa.

 

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