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La Via della Seta

La Via della Seta è stata a lungo considerata come una strada che veniva percorsa prevalentemente da cortei di cammelli guidati da mercanti dediti esclusivamente al commercio, ma i documenti e le prove archeologiche pervenuteci ci permettono di contestare questa impressione. Non tutti coloro che percorrevano la Via della Seta erano alla ricerca di ricchezze. Anche i missionari percorrevano queste piste carovaniere verso terre lontane per conquistare nuovi adepti e creare nuovi centri per la loro fede. Queste piste carovaniere erano infatti attraversate da monaci, schiavi, missionari, soldati, artisti, artigiani e così via. Pochi viaggiatori ebbero modo di vedere le due estremità della Via della Seta; la maggior parte dei commercianti viaggiava dalla propria casa fino al mercato per poi tornare indietro. I Sogdiani, che vivevano al centro della Via della Swta, furono un’eccezione. Essi attraversarono la Via della Seta dall’est della Cina fino ad ovest di Costantinopoli in cerca di commercio.1
Probabilmente, il ruolo più importante svolto dalle Vie della Seta fu quello di favorire i contatti e facilitare gli scambi tra popoli diversi. Fu la società islamica il principale agente di trasmissione delle conoscenze e delle tecnologie tra Oriente e Occidente nell’età postclassica. Sin dagli inizi ebbe chiara consapevolezza dell’importanza delle culture cinesi e indiane alle quali guardò con particolare interesse.2 Per poter negoziare con successo, i commercianti impararono le lingue e i costumi dei paesi verso i quali viaggiavao. L’interazione culturale fu un aspetto vitale dello scambio materiale. Le conoscenze relative alle scienze, arti e letteratura così come l’artigianato e le tecnologie vennero condivise tra le Vie della Seta, e in questo modo, anche le lingue, le religioni e le culture si svilupparono e si influenzarono l’un l’altra. Inoltre, molti viaggiatori si avventurarono lungo le piste carovaniere al fine di partecipare a questo processo di scambio intellettuale e culturale che si svolgeva lungo questi itinerari.
Lungo queste rotte commerciali, che collegavano la Cina, l’Asia occidentale e il mondo mediterraneo, non c’è stato solo uno scambio di merci da un popolo all’altro ma sono state trasmesse idee, arte, lingue, nuove tecnologie e soprattutto religioni. È stato infatti lungo queste rotte che, il buddismo prima e l’Islam poi trovarono la via verso la Cina.3

Il Dizionario di Storia pubblicato dall'Istituto Treccani propone un breve inquadramento sulla Via della Seta.

 

Termine che indica quell’insieme di percorsi carovanieri e rotte commerciali che congiungeva l’Asia orientale, e in particolare la Cina, al Vicino Oriente e al bacino del Mediterraneo, coniato dallo studioso tedesco F. von Richtofen (Seidenstrassen). Il termine soprattutto sintetizza gli intensi traffici e gli scambi culturali collegati al commercio, di cui la seta era il prodotto principale, intercorsi tra Oriente e Occidente dal 1° sec. a.C. La seta cominciò a uscire con regolarità dalla Cina dopo il 200 a.C., quando fu utilizzata per pagare i tributi che gli xiongnu avevano imposto all’imperatore; il mondo romano la conobbe attraverso gli stendardi dei parti nella battaglia di Carre (53 a.C.) e da allora ne divenne il principale consumatore determinando l’incremento dei traffici commerciali tra Occidente e Oriente. Nella porzione occidentale, gli itinerari sono sempre stati molteplici e variabili nel tempo secondo le condizioni storico-economiche dei Paesi attraversati

 

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Per scoprire i luoghi della Via della Seta, guarda Kashgar, la porta sul Regno di Mezzo, su raiplay.it...

 


NOTE

1 Whitfield Susan, The Silk Road: Trade, Travel, War and Faith, Chicago, Serindia Publications, 2004, p. 13.
2 N. Steams Peter, Atlante delle culture in movimento, Bruno Mondadori, 2005, p. 76.
3 Twitchett Denis, “Sui and T’ang China and the wider world”, in: The Cambridge History of China, vol. 3, part 1, a cura di Denis Twitchett, John K. Fairbank, New York, Cambridge University Press, 2008, p. 34.