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Cina e islam: dove si grida «Allahu Akbar»

 

Alessia Virdis, in un contributo alla rivista Limes pubblicato pochi anni fa, si occupa di descrivere l'attuale condizione della minoranza musulmana in Cina.

 

«Allahu Akbar». L’hanno gridato alcuni giovani cinesi uiguri (Weiwu’erzu) per le strade di Urumqi nei giorni dell’escalation di violenza che li ha visti protagonisti insieme ai cinesi Han e agli agenti dei corpi militari e paramilitari. Non solo uiguri, ma anche Hui e kazaki (Hasakezu), oltre a pochissimi Han: sono almeno 20 milioni i musulmani in Cina e sono dieci le minoranze etniche di fede islamica tra le 55 riconosciute dalla Repubblica Popolare (1).
Secondo alcune fonti, però, i musulmani cinesi sarebbero cento milioni, 16 dei 55 gruppi etnici riconosciuti dallo Stato (2), mentre secondo un amico giornalista cinese, 20 milioni sarebbero solo gli uiguri del Xinjiang. Oltre a uiguri (8.399.393), Hui (9.816.805) e kazaki (1.250.458), sono musulmani anche Dongxian (513.805), kirghizi (Ke’erkezizu, 168.823), Sala (104.503), tajiki (Tajikezu, 41.028), Bonan (Bao’anzu16.505), uzbeki (Wuzibiekezu, 12.370) e Tatar (Tata’erzu, 4.890) (3).

 

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