La domanda cruciale del dibattito: a chi appartengono le vittime?
L’accezione che il presidente americano Carter attribuisce al termine olocausto, ovvero l’uccisione ad opera dei nazisti sia di ebrei che di altri gruppi non ebrei, in occasione dell’istituzione delle Giornate della memoria delle vittime dell’olocausto (vedi sopra punto 4), va a legittimare il significato del termine olocausto che include/comprende tutte le vittime del nazismo: ebrei e non ebrei. A questo punto si aggiunge un ulteriore tassello alla diatriba terminologica che si può sintetizzare, a sua volta, attraverso tre interrogativi:
- Bisogna usare solamente il termine shoah per fare riferimento alla distruzione degli ebrei d’Europa?
- Il termine olocausto può riferirsi solo alla distruzione degli ebrei d’Europa?
- Conviene utilizzare il termine olocausto e includere anche le vittime non ebree?
La difficoltà del reperire risposte coerenti si può compendiare con un’ulteriore domanda: Whose the Holocaust? cioè di chi è l’olocausto? La questione viene sin da subito affrontata dagli esperti studiosi delle politiche totalitarie e genocidarie del nazismo. A porsi per primo l’interrogativo pubblicamente, nel 1980, è lo storico Yehuda Bauer, professore emerito di Holocaust Studies presso lo Avraham Harman Institute of Contemporary Jewry, Hebrew University of Jerusalem. La sua questione “a chi pertiene o appartiene, nel senso di: quali (e quanti poi) vittime deve includere il termine olocausto?” è tra l’altro il titolo del suo articolo, Whose the Holocaust? appunto, in cui Bauer articola e problematizza il problema immanente relativo ai termini shoah o olocausto. Questi i riferimenti dell’articolo di Bauer: Yehuda Bauer, Whose the Holocaust?, “Midstream” 26, no. 9 (1980): 42-46.