Dibattito terminologico tra i termini olocausto e shoah

 

Il kit formativo Dibattito terminologico tra i termini olocausto e shoah, realizzato grazie al contributo di Adele Valeria Messina, Junior research fellow presso Fondazione scienze religiose e membro del cantiere di ricerca di Religione e politica “Martirologio degli oranti”, analizza l’utilizzo dei due termini nei discorsi di politici, sulla stampa in lingua ebraica e nel dibattito accademico, così come nel contesto delle organizzazioni che si occupano di preservare la memoria del genocidio degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale, per concludersi con una riflessione di Cristiana Facchini sulla differenza tra i due termini e da una ricca bibliografia e sitografia.

Data Creazione:
Gio, 21/07/2022 - 10:23
1

Introduzione al dibattito terminologico tra olocausto e shoah

 

Il dibattito terminologico tra i termini olocausto e shoah si può facilmente riassumere nella domanda che disgiunge i due termini e cioè: “olocausto o shoah?” Ci si può anche interrogare su quale, tra le due locuzioni, sia quella maggiormente corretta. Più difficile ne risulta però la comprensione di entrambe le espressioni. Per contenere la diatriba non solo linguistica, infatti, occorre passare per alcune tappe.

La prima richiede di estendere la linea del significato delle due voci al periodo in cui esse nascono: ovvero bisogna risalire alla loro origine. Da qui l’interrogativo necessario: quando, dove e da chi i termini in questione vengono adottati per la prima volta?

La seconda tappa invece richiede di tenere a mente il significato che, per tradizione, si è consolidato e a cui ora si rimanda.

Si rinvia dunque alla voce shoah dell’Enciclopedia Treccani Dizionario di Storia (2011):

Termine ebraico dal significato di «catastrofe» con cui si indica lo sterminio nazista degli [ebrei] durante il secondo conflitto mondiale. Fra il 1939 e il 1945 tra i cinque e i sei milioni di ebrei, due terzi ca. degli ebrei europei, furono sistematicamente uccisi dai nazisti del Terzo Reich. Alla base dello sterminio vi fu un’ideologia razzista e specificamente antisemita.

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Allo stesso modo si consulti la voce olocausto del vocabolario Treccani:

Nel linguaggio corrente, per antonomasia, l’o. (in questo senso anche maiusc., l’Olocausto, e come sinon. di Shoah), quello degli Ebrei nei campi di sterminio nazisti durante la seconda guerra mondiale.

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Leggendo la parte finale della voce olocausto dell’Enciclopedia Treccani ovvero:

Con il termine o. si indica la persecuzione e lo sterminio totale degli Ebrei da parte del regime nazista ( shoah),

si evince la distinzione non specifica tra i significati dei due significanti in questione e quindi il loro rimando reciproco.

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Approfondimenti

Segui il kit formativo Shoah in Italia di Elena Pirazzoli su Pars. Vai al kit…

 

Data: 27 Giugno 2022
2

Quando, dove e ad opera di chi appare per la prima volta il termine shoah

 

A usare per la prima volta il termine shoah è lo scrittore nonché editore di origine ucraina Yehuda Reznichenko. Conosciuto anche col nome di Yehuda Erez, lo studioso nasce nella città di Novomirgorod in Ucraina per poi migrare, nel 1923, nella Palestina mandataria. È il 1938, quando, da Gerusalemme, segnala – a mo’ di sentinella – col termine shoah, gli eventi persecutori che stanno colpendo gli ebrei in Europa.

Invece su ha-Arets (הארץ) del 4 settembre 1939, in uno stesso articolo della pagina 5 (di cui si possono visualizzare sotto i dettagli) si leggono assieme e il nome di Hitler, precisamente nel titolo, “La risposta negativa del governo di Hitler” *, e il termine shoah nel cuore invece dell’articolo: “quindi la responsabilità esclusiva di tutte le sofferenze e della distruzione che sta per divenire il destino di molte nazioni ora è nelle mani del Regno Unito.”*

* (traduzione dell'autrice)

Sul quotidiano Davar (דָּבָר) il termine shoah compare, nel 1940, per raccontare gli eventi senza precedenti che stanno capitando agli ebrei in Polonia.

Invece, stando alla definizione di olocausto del Resource Center dello Yad Vashem in Gerusalemme:

 

la parola ebraica shoah, che rimanda/allude a un vortice di distruzione, viene usata per la prima volta nel 1940 per indicare lo sterminio degli ebrei d’Europa, in un opuscolo pubblicato a Gerusalemme dalla Commissione di aiuto per gli ebrei di Polonia (United Aid Committee for the Jews in Poland). L’opuscolo[,] titolato Sho’at Yehudei Polin (L’olocausto degli ebrei di Polonia), includeva articoli e testimonianze sulla persecuzione degli ebrei dell’Europa dell’Est, iniziata con lo scoppio della Seconda Guerra mondiale nel settembre del 1939. I racconti erano stati scritti da [,] o erano frutto del dettato di ebrei[,] che avevano visto quanto stava succedendo ed erano scappati. [Tra questi vi erano] alcuni eminenti leader ebrei polacchi.
(traduzione dell'autrice)

 

Nella primavera del 1942 lo storico Ben-Zion Dinur adotta la parola shoah per indicare lo sterminio degli ebrei d’Europa. Il termine, che traduce con “catastrofe”, serve a palesare l’unicum e quindi la differenza del genocidio ebraico rispetto agli altri genocidi. Sempre più ebrei, in Palestina, iniziano ad adottare il termine shoah per descrivere la distruzione della comunità ebraica in Europa.

Continua a leggere l’originale inglese su yadvashem.org

 

Negli anni successivi al secondo conflitto mondiale, ebrei che parlano la lingua yiddish [yiddish[o]foni] e sopravvissuti alla persecuzione nazista denominano lo sterminio Ḥurban (“Distruzione”) [. Si tratta della stessa] parola usata per connotare la distruzione del primo tempio in Gerusalemme ad opera dei babilonesi nel 586 a.C e quella del secondo tempio ad opera dei romani nel 70 d.C.
(traduzione dell'autrice)

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Data: 27 Giugno 2022
3

Quando, dove e ad opera di chi appare per la prima volta il termine olocausto

 

Il termine olocausto che designa lo sterminio nazista degli ebrei invece spunta per la prima volta nel marzo del 1942 sul mensile Jewish Frontier. Il suo uso è sempre più frequente negli anni Cinquanta.

Di seguito si può visualizzare la copertina della rivista e la foto della pagina 16 dove si ravvisa la parola olocausto.

Continua a leggere l’originale inglese su archive.org…

 

 

 

 

 

Data: 27 Giugno 2022
4

Il dibattito terminologico in brevis

 

La domanda chiave che apre il dibattito terminologico è: quando i due termini entrano in conflitto, qualora si possa acconsentire con tale accezione? Senza scadere in generalizzazioni, si può rispondere che ciò avviene nel momento in cui i due termini non sono più sovrapponibili tra di loro: quando cioè il significato del termine olocausto va a includere tutte le vittime del nazismo: ebrei e non ebrei. L’evento storico che apre il divario concettuale tra i due termini si può rinvenire nel discorso di Jimmy Carter del 2 aprile 1979 (anno 5739). Il presidente americano usa il termine olocausto per fare riferimento sia ai sei milioni di vittime ebree sia agli altri (5) milioni di vittime non ebree in occasione dell’istituzione delle Giornate della memoria, 28 e 29 aprile, delle vittime dell’olocausto (Days of Remembrance of Victims of the Holocaust), nella ricorrenza dell’anniversario della liberazione di Dachau.

 

Dachau e altri campi della morte come Buchenwald, Auschwitz e Treblinka sono stati i luoghi dove il regime nazista ha sterminato sei milioni di ebrei e milioni di altre vittime secondo un programma pianificato di sterminio. 

(traduzione dell'autrice)

Continua a leggere l’originale del discorso di Carter…

 

Il termine olocausto - sia nell’accezione che include tutte le vittime del nazismo (ebrei e non ebrei) sia nell’accezione che include solo le vittime del nazismo ebree - inizia così ad attecchire e attecchirsi negli ambienti anglofoni, a partire da quello statunitense, dove, l’anno precedente, cioè nel 1978, è trasmesso lo sceneggiato film Holocaust dalla National Broadcasting Company (NBC). Il critico Aldo Grasso si è occupato dello sceneggiato sulle pagine del quotidiano Corriere della Sera.

 

Quarant’anni fa, nell’aprile del 1978, la Nbc trasmetteva una miniserie in quattro puntate da 120 minuti destinata a sconvolgere il pubblico di gran parte del mondo. Si tratta di Holocaust, una fiction tratta dal bestseller di Gerald Green e diretto da uno dei registi di Radici, Marvin J. Chomsky. Racconta la storia parallela di due famiglie berlinesi, quella ebrea dei Weiss e quella ariana dei Dorf, negli anni tra il 1938 e il 1945.  

Continua a leggere l'articolo di Aldo Grasso su osservatorioantisemitismo.it…

 

Qualche mese dopo, sul quotidiano Maʻariv (מעריב), il 12 Settembre 1978, alla pagina 3, ci si interroga sulle reazioni successive alla messa in onda della miniserie. Il termine che si legge (sotto nella foto) tra virgolette, nella parte più alta e nera dell’articolo è shoah.

Continua a leggere l’originale ebraico su nli.org.il…

 

 

Data: 12 Luglio 2022
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La domanda cruciale del dibattito: a chi appartengono le vittime?

 

L’accezione che il presidente americano Carter attribuisce al termine olocausto, ovvero l’uccisione ad opera dei nazisti sia di ebrei che di altri gruppi non ebrei, in occasione dell’istituzione delle Giornate della memoria delle vittime dell’olocausto (vedi sopra punto 4), va a legittimare il significato del termine olocausto che include/comprende tutte le vittime del nazismo: ebrei e non ebrei. A questo punto si aggiunge un ulteriore tassello alla diatriba terminologica che si può sintetizzare, a sua volta, attraverso tre interrogativi:

  1. Bisogna usare solamente il termine shoah per fare riferimento alla distruzione degli ebrei d’Europa?
  2. Il termine olocausto può riferirsi solo alla distruzione degli ebrei d’Europa?
  3. Conviene utilizzare il termine olocausto e includere anche le vittime non ebree?

La difficoltà del reperire risposte coerenti si può compendiare con un’ulteriore domanda: Whose the Holocaust? cioè di chi è l’olocausto? La questione viene sin da subito affrontata dagli esperti studiosi delle politiche totalitarie e genocidarie del nazismo. A porsi per primo l’interrogativo pubblicamente, nel 1980, è lo storico Yehuda Bauer, professore emerito di Holocaust Studies presso lo Avraham Harman Institute of Contemporary Jewry, Hebrew University of Jerusalem. La sua questione “a chi pertiene o appartiene, nel senso di: quali (e quanti poi) vittime deve includere il termine olocausto?” è tra l’altro il titolo del suo articolo, Whose the Holocaust? appunto, in cui Bauer articola e problematizza il problema immanente relativo ai termini shoah o olocausto. Questi i riferimenti dell’articolo di Bauer: Yehuda Bauer, Whose the Holocaust?, “Midstream 26, no. 9 (1980): 42-46.

 

 

Data: 12 Luglio 2022
6

Le conseguenze del discorso di Jimmy Carter: degiudeizzazione e unicità della distruzione degli ebrei

 

Almeno due sono le conseguenze del discorso di Jimmy Carter. Iniziano, infatti, ad affermarsi i concetti di degiudeizzazione e unicità della distruzione degli ebrei. Se, da un lato, il termine olocausto sembra degiudaizzarsi e americanizzarsi, dall’altro, proprio nel momento in cui col termine si connota anche lo sterminio di altre vittime del nazismo, si istituzionalizza (il discorso (del)l’unicità e dell’universalità dello sterminio degli ebrei, meglio della sua paragonabilità/confrontabilità con gli altri genocidi e la sua eccezionalità rispetto agli altri. Ad esempio, Daniel Levy e Natan Sznaider elaborano il concetto di cosmopolitizzazione dell’olocausto (The Institutionalization of Cosmopolitan Morality) nel 2004. Portano cioè l’olocausto a paradigma simbolico di tutti i genocidi. “Kosovocaust” è l’espressione che coniano apposta per indicare la crisi balcanica scoppiata tra il 1998 e il 1999. Il neo lemma reca con sé l’inviolabilità dei diritti umani.

Daniel Levy e Natan Sznaider proseguono negli anni 2000 il dibattito sull’unicità dell’olocausto inaugurata da Yehuda Bauer in Whose the Holocaust? Sul tema ritorna Michael Berenbaum nel 1981, quando pubblica su “American Journal of Theology & Philosophy” l’articolo The Uniqueness and Universality of the Holocaust, in italiano: Unicità e universalità dell’olocausto.

L’unicità della distruzione degli ebrei d’Europa, e quindi il conseguente confronto con gli altri genocidi, si nota nella formazione lessicale di originali espressioni. Nello specifico si tratta della combinazione del lemma-desinenza “Holocaust” con il prefisso iniziale che indica il luogo di perpetrazione del genocidio. Per esempio, “Rwandan Holocaust” che designa il genocidio perpetrato in Ruanda nel 1994, o il già accennato Kosovocaust.

 

Dal 6 aprile al 16 luglio 1994 si compie in Ruanda il genocidio dei tutsi e degli hutu moderati, per mano dell’esercito regolare e degli interahamwe, milizie paramilitari. Il movente ideologico fondamentale è l’odio razziale verso la minoranza tutsi, che aveva costituito l’élite sociale e culturale del Paese. In soli 100 giorni perdono la vita circa un milione di persone, uccise soprattutto con machete, asce, lance, mazze. Lo sterminio termina con la vittoria militare del Fpr, Fronte patriottico ruandese, espressione della diaspora tutsi.

 

Continua a leggere Genocidio Ruanda su gariwo.net…

 


Approfondimenti

Puoi leggere The Institutionalization of Cosmopolitan Morality di Daniel Levy e Natan Sznaider su researchgate.net. Vai all'articolo...

 

Data: 27 Giugno 2022
7

La ricezione del discorso di Jimmy Carter nel campo degli studiosi

 

Le conseguenze del discorso di Jimmy Carter hanno degli echi che si riverberano sia nel campo degli studiosi, sia nel campo delle istituzioni o organizzazioni dedicate alla memoria dello sterminio degli ebrei.

Per quanto riguarda il campo degli studiosi, si possono individuare almeno due posizioni al suo interno, che propendono a favore dell’uno o dell’altro termine. In particolare, si distingue la posizione pro-Holocaust di Simon Wiesenthal e quella pro-Shoah di Elie Wiesel. La posizione di Simon Wiesenthal (che fa comprendere oltre ai sei milioni di vittime ebree tutte le vittime del nazismo) contribuisce a far emergere dalla distruzione nazista genocidiaria la specificità dello sterminio ebraico. L’approccio di Simon Wiesenthal consente dunque la paragonabilità del genocidio degli ebrei. Questo vuol dire che esso si può confrontare con i genocidi precedenti (per approfondire segui il kit di Pars sul genocidio degli armeni. Vai al kit...) o con quelli successivi (ad esempio col genocidio di Srebrenica).

Per approfondire si rimanda sopra a Levi e Sznaider …

La posizione di Elie Wiesel invece tende a non inglobare i 6 milioni di ebrei negli 11 milioni a cui Jimmy Carter fa riferimento nel suo discorso del 1979. Si distanzia dalla posizione di Jimmy Carter e sposa l’accezione di shoah più stretta. La stessa accezione si ritrova nel documentario Shoah del 1982 di Claude Lanzmann che restituisce al termine la sua peculiarità di unicità senza precedenti. Ciò avviene affidandosi proprio all’incomprensibilità della sillabazione delle lettere ebraiche ש ו א ה. Se lo sceneggiato film Holocaust contribuisce a partire dal 1978 a favorire l’uso negli ambienti anglofoni dell’espressione olocausto, il termine shoah si afferma nel contesto europeo e soprattutto francese a cominciare dal documentario Shoah del 1982 di Claude Lanzmann, come indica Ivelise Perniola nel saggio Per una figurazione della Shoah, contenuto nel volume L'immagine spezzata. Il cinema di Claude Lanzmann.

 

Claude Lanzmann lavora alla preparazione di Shoah per undici anni; anni impiegati nella ricerca dei sopravvissuti allo sterminio ebraico, dei testimoni polacchi, con il loro radicato e persistente antisemitismo, degli ex-nazisti, ancora arroccati sulle loro posizioni di autodifesa e di ottuso alibismo; anni trascorsi alla ricerca di una forma, di una chiave che permettesse alle innumerevoli testimonianze raccolte di trasformarsi in qualcosa di vivo, di forte, rompendo con energia la parete divisoria del passato, dietro la quale l’opinione pubblica aveva confinato la tragedia storica della Shoah, una tragedia da ricordare, da commemorare, ma da tenere a debita distanza; anni vissuti tra incertezze e ripensamenti, testimoniati dai numerosi interventi che il regista ha rilasciato a seguito dell’uscita del film e che rendono questa opera tanto più preziosa, proprio perché realizzata con umiltà e con fatica, con impegno e con totale abnegazione.

 

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Data: 27 Giugno 2022
8

Il ruolo degli storici all’interno del dibattito terminologico

 

All’interno del dibattito terminologico degli studiosi si deve ritagliare il ruolo degli storici. Qui si elencano alcuni esempi significativi che mostrano il superamento della questione. Per facilitare la comprensione si propone uno schema brevissimo ma efficace:

  • 1961, Raul Hilberg coglie il senso dello sterminio e pubblica La distruzione degli ebrei d’Europa (The destruction of the Jews)
  • 1975, Lucie Dawidowicz pubblica La guerra contro gli ebrei (The War Against the Jews, 1933-1945)
  • 1979, Helen Fein sceglie i termini Resoconto o semplicemente Racconto del genocidio degli ebrei (Accounting for Genocide)
  • 1989,  Philippe Burrin diffonde il termine genocidio con Hitler et les JuifsGenèse d'un génocide
  • 1994, Liliana Picciotto marca l'ideologia distruttiva nazista, facendo uscire Per ignota destinazione. Gli Ebrei sotto il nazismo
  • 2002,  Götz Aly e Susanne Heim rendono quanto è accaduto con Architects of Annihilation: Auschwitz and the Logic of Destruction
  • 2016, David Cesarani, con Final Solution: The Fate of the Jews 1933–1949 (La soluzione finale: Il destino degli ebrei 1933-1949), sintetizza invece le due posizioni come estreme ma con-vivibili:

 

Alcuni storici col termine indicano la persecuzione nazista e l’uccisione di massa degli ebrei e di altre vittime delle politiche razziste-biologiche di morte messe a punto dal regime nazionalsocialista… Molti storici ebrei insistono a limitare il termine solo agli ebrei vittime specifiche delle misure antisemitiche

 (traduzione dell'autrice, pag. XXIX dell’Introduzione di Final Solution).

 

 

 

Data: 23 Giugno 2022
9

La ricezione del discorso di Jimmy Carter nelle Istituzioni dedicate alla memoria dello sterminio degli ebrei

 

Come accennato nel passaggio riferito alle posizioni degli studiosi in seguito al discorso di Jimmy Carter, gli echi conseguenti al suo discorso si ravvedono negli Istituti e/o nelle Organizzazioni dedicati alla memoria della distruzione degli ebrei. Di seguito, si riporta un elenco esemplificativo:

 

  • Il Center for Holocaust and Genocide Studies, College of Liberal Arts, dell’Università del Minnesota mette subito in luce l’opportunità linguistica o meno di includere nel lemma che indica lo sterminio degli ebrei anche le altre vittime del nazismo.

 

Tra il 1933 e il 1945, il regime nazista e i suoi collaboratori uccisero sei milioni di ebrei d’Europa e 5 milioni di non-ebrei. I termini “Shoah” e “Olocausto” sono usati per indicare la persecuzione e lo sterminio degli ebrei d’Europa ad opera dei nazisti. [Il termine] Shoah, che significa “calamità” in ebraico o “distruzione” dall’età medievale, è stato largamente adottato a partire dagli anni ’40 per descrivere in modo specifico il genocidio e la persecuzione degli ebrei d’Europa. Tuttavia, la definizione del termine “Olocausto” ha suscitato delle contestazioni, in particolare, se esso debba includere o meno la persecuzione di altre vittime della Germania nazista. L’Olocausto spesso si usa per fare riferimento alle vittime non-ebree della Germania nazista e talvolta si estende fino a descrivere altri genocidi (per esempio, il “Ruanda-Olocausto” (“Rwandan Holocaust”). Organizzazioni come lo Yad Vashem limitano la definizione solo all’inclusione delle vittime ebree considerando l’obiettivo intenzionale nazista di eliminare gli ebrei d’Europa.

 (traduzione dell'autrice)

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  • L'Imperial War Museum di Londra adotta il termine olocausto per inglobare tutte le vittime del nazismo, riprendendo così la posizione di Simon Wiesenthal:

 

L’olocausto è stato lo sterminio sistematico degli ebrei d’Europa condotto dai nazisti e dai loro collaboratori durante la seconda Guerra mondiale… Il popolo ebraico è stato concentrato nei campi di concentramento assieme a centinaia di migliaia di altre vittime della politica del nuovo ordine mondiale dei nazisti. Oppositori politici, omosessuali, obiettori di coscienza, zingari, testimoni di Geova, polacchi, prigionieri di Guerra sovietici e altri sono stati uccisi oppure sono morti nei campi di sterminio per abbandono, malattia, fame.
(traduzione dell'autrice)

Continua a leggere dall’originale inglese su iwm.org.uk…

 

  • Il National World War II Museum di New Orleans usa anche il termine olocausto che va a inglobare e la persecuzione e l’uccisione di altre vittime, oltre agli ebrei, dell’ideologia nazista, riprendendo così la posizione di Simon Wiesenthal:

 

L’olocausto è stato [e] la persecuzione deliberata, organizzata, messa in atto dalla Germania nazista e lo sterminio industriale di 6 milioni di ebrei europei… e di almeno 5 milioni di prigionieri di guerra, zingari, testimoni di Geova, omosessuali e altre vittime.

 (traduzione dell'autrice)

Continua a leggere su nationalwww2museum.org...

 

 

L’Olocausto fu la persecuzione e l’uccisione sistematica, organizzata dallo Stato, di sei milioni di ebrei europei da parte del regime tedesco nazista, dei suoi alleati e dei suoi collaboratori.

 

Continua a leggere l’Introduzione all’Olocausto su encyclopedia.ushmm.org…

Leggi anche Olocausto (articolo breve) su encyclopedia.ushmm.org…

 

Leggi La definizione di antisemitismo dell’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto su holocaustremembrance.com…

Scarica le RACCOMANDAZIONI PER L’INSEGNAMENTO E L’APPRENDIMENTO DELL’OLOCAUSTO dell'IHRA su cdec.it...

 

 

 

Nella storia contemporanea con il termine Shoah si intende il genocidio della popolazione e della cultura ebraica perpetrato dal 1935 al 1945 in Germania e nei Paesi occupati dalle potenze dell’Asse Roma-Berlino durante la Seconda guerra mondiale secondo l’ideologia razzista antisemita predicata da Adolf Hitler, e messa in atto dal Partito Nazional Socialista Tedesco…
Il termine Shoah è presente in ebraico nel libro di Isaia 47, 11: Ti verrà addosso una sciagura/ che non saprai scongiurare;/ ti cadrà sopra una calamità/ che non potrai evitare./ Su di te piomberà improvvisa una catastrofe/ che non prevederai. 

 

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  • Memorial de la Shoah opta per shoah, riprendendo la posizione di Elie Wiesel: si contano, per esempio 87 risultati per holocaust, e 135 per shoah.

Continua a leggere su Memorial de la shoah...

 

  • Il Consiglio d’Europa elabora invece una distinzione tra entrambi i termini per redimere la controversia:

 

“Olocausto” è il nome dato all’uccisione sistematica di sei milioni di ebrei da parte del regime nazista e dai suoi alleati durante la Seconda guerra mondiale. Oltre agli ebrei, altri gruppi sono stati perseguitati per quella che veniva percepita come la loro inferiorità razziale e biologica. Tra questi gruppi figuravano i Rom, le persone con disabilità, i prigionieri di guerra sovietici e gli omosessuali. Altri, come i testimoni di Geova, i socialisti e i comunisti, furono presi di mira per il loro credo religioso e politico. “Olocausto” è un termine greco che significa “sacrificio consumato col fuoco”. Gli ebrei lo chiamano anche “shoah”. Per i nazisti, l’obiettivo della cosiddetta “soluzione finale” era eliminare tutti gli ebrei d’Europa. Sebbene la maggior parte delle vittime perse la vita in campi di concentramento come Auschwitz-Birkenau, molte persone morirono per mano delle squadre della morte e altre in ghetti come quello di Varsavia.

 

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Data: 23 Giugno 2022
10

La posizione del World Jewish Congress

 

Il World Jewish Congress nel rispondere alla domanda Qual è la differenza tra “Olocausto” e “Shoah”? propone il superamento del divario concettuale (vedi sopra step 4) tra i due termini: 

 

Il termine italiano “Olocausto” e quello ebraico “Shoah” sono usati per descrivere il genocidio perpetrato dalla Germania nazista durante la seconda guerra mondiale. Entrambi i termini hanno una dimensione teologica o cosmica. “Olocausto” deriva dal greco, indica l’offerta sacrificale ed è generalmente definito come una vasta distruzione causata dal fuoco o da altre forze non umane. “Shoah”, invece, ha la sua radice biblica nel termine shoah u-meshoah” (devastazione e desolazione), che appare sia nel Libro di Sofonia (1:15) che nel Libro di Giobbe (30:3). Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, “Olocausto” è il termine più comune, mentre nell’Europa continentale il termine Shoah si è dimostrato essere più significativo.

 

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Data: 23 Giugno 2022
11

Conclusione

 

 

Sebbene in modo discontinuo, il dibattito terminologico continua a proseguire tra gli esperti: per esempio, in occasione della decima conferenza internazionale dell’educazione e/o didattica dell’olocausto (Holocaust Education) tenutasi presso lo Yad Vashem dal 25 al 28 giugno 2018. A mo’ di conclusione, si può prendere a prestito la differenza che Cristiana Facchini prospetta, sulla rivista online Storicamente, nel 2009, per riflettere la disgiunzione a livello storico e lessicale tra i due termini.

 

Da qualche decennio – per lo più nei paesi di tradizione non anglosassone – è invalso l’uso di utilizzare un termine ebraico, ritenuto più pertinente.
Il termine Shoah –  שואה – veicola, nel lessico biblico, diversi significati legati all’idea di distruzione. Esso è certamente più neutro, meno connotato in senso religioso, anche se a dire il vero, il lemma ricorre frequentemente nel libro di Giobbe, nella lingua del profeta Isaia e in alcuni salmi, ed essendo in qualche senso legato alla sfera del religioso, non è così determinato dalle azioni di carattere cultuali.

 

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Data: 23 Giugno 2022
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Bibliografia Shoah-Olocausto

Data: 12 Luglio 2022