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Periodi e tendenze principali nella storia dell'Ebraismo dal XVI al XX secolo

 
Una svolta nelle condizioni di emarginazione e segregazione degli ebrei si è avuta con la Rivoluzione Francese che ha concesso agli ebrei i pari diritti civili degli altri cittadini (non è che l’ideologia della Rivoluzione francese fosse particolarmente attirata dai contenuti religiosi dell’ebreo, ma l’ebreo in quanto cittadino doveva avere gli stessi diritti degli altri). Successivamente il clima del ’700, l’illuminismo, ha finito con l’influenzare anche gli ebrei, un clima fondato sui lumi della ragione di cancellare le tenebre dell’ignoranza del Medioevo.
Sorge all’interno dell’ebraismo il movimento chiamato riformista che è la tendenza razionalistica a ridurre l’ebraismo ad un fatto esclusivamente religioso interiore, abolendo tutte le connotazioni di tipo razziale, sociale, nazionale e toccando aspetti cardine della religione ebraica: abolendo l’ebraico nazionale durante la preghiera, giungendo a proporre di cambiare il giorno festivo dal sabato alla domenica, l’abolizione della circoncisione, arrivando a negare il valore della Bibbia e del Talmud e proponendo il superamento della divisione tra uomo e donna e l’integrazione di quest’ultima nella vita religiosa. Sostanzialmente una licenza di totale assimilazione. Dalla riforma il messianismo viene concepito in un modo totalmente secolarizzato: infatti, viene ridotto ad una pura ideologia a cui non corrisponde più una persona fisica, specifica, concreta, ma diventa una specie di grande mito. Tale ideologia vuole indicare la perfezione finale dell’umanità verso cui progressivamente si incammina ed è condotta. Nel movimento della riforma confluiscono l’Illuminismo, il mito del progresso, dell’evoluzione, secondo cui la storia va verso una perfezione. Ancora, dall’Illuminismo derivano certi movimenti culturalmente determinati quali, l’evoluzionismo darwiniano e lo stesso marxismo.
Marx era ebreo e da bambino era stato educato ai grandi concetti religiosi; di conseguenza il marxismo è un messianismo laicizzato: messianismo senza più Dio. L’uomo crede di avere tutto nelle sue mani; tuttavia, questa tensione finale verso una soluzione dei conflitti della storia è qualcosa di tipicamente ebraico-messianico, benché secolarizzato e in una versione atea. Fra gli esponenti di tale movimento spiccano: Moses Mendelson, vissuto nel 1700 e Abramo Gaiger nel 1800. La grande dinamica della riforma è tesa verso ciò che si chiama “l’assimilazione”; cioè: l’ebreo si assimila completamente al popolo, alla cultura, alla civiltà, alla nazione in cui vive e perde ogni sua caratteristica specifica dal punto di vista sociale, nazionale, razziale, mantenendo solo una vaga ispirazione religiosa, che molto spesso è caratterizzata da un evidente approccio razionalistico verso l’intera Toràh di Mosè che viene ridotta a dei grandi concetti razionali, a dei grandi valori morali validi per tutta l’umanità.
 
Risale al periodo della riforma la nascita di un movimento culturale molto importante, che si chiama “Wissenschaft des Judentums” (scienza del giudaismo). Esso, pur limitato dai presupposti ideologici di cui ho già parlato, ha avuto degli studiosi notevoli ed è grazie a loro che si è iniziato a studiare il giudaismo in maniera scientifica. Costoro producono una grande quantità di pubblicazioni ed edizioni di molti testi a riguardo. Il movimento della “scienza del giudaismo”, proprio per la sua matrice di carattere illuministico, tende a lasciare nell’oscurità e ad ignorare completamente fatti piuttosto oscuri e poco razionalizzabili all’interno della Tradizione ebraica, come ad esempio la qabbalàh. Questi studiosi l’hanno considerata un incidente oscuro, senza valore e da ignorare all’interno del giudaismo, appunto per questi presupposti illuministici da cui il movimento traeva ispirazione culturale.
 
Un movimento di tal genere, non poteva non suscitare una violenta reazione in senso ortodosso, perché tutte queste idee rischiavano di minare alla radice ciò che era la specificità ebraica, assimilando totalmente l’ebreo a qualsiasi cittadino tedesco, o europeo dell’epoca, aventi alla base le idee di ispirazione illuministica-religiosa. La reazione consiste nel movimento della neo-ortodossia che nasce in Germania, ed un certo Raffael Irsh ne è il principale esponente (1800). Il movimento della “neo-ortodossia” è divenuto predominante nel mondo occidentale ed accentua in senso opposto tutte le idee della “riforma”. Accentua il principio del separatismo: l’ebreo deve essere separato dal mondo, dalla cultura in cui vive; in tutto deve essere fedele alla Tradizione, (da questo l’importanza di mantenere la lingua ebraica). I neo-ortodossi difendono l’uso dell’ebraico nella preghiera, proibiscono il suono dell’organo durante le funzioni religiose e ripristinano la divisione dei sessi durante i riti.
Avviene dunque l’accentuazione di una forte fedeltà alla tradizione, onde mantenere intatta l’identità ebraica, la specificità e la separazione, poiché non può assolutamente assimilarsi agli altri popoli e culture in cui vive. Dal momento che questo movimento combatte con determinazione la riforma, questa, contrastata duramente in Europa, si sposta e si diffonde negli Stati Uniti d’America sulla scorta di grossi flussi migratori, provenienti dal vecchio continente. Gli ebrei appartenenti alla riforma si diffondono soprattutto in America, quelli della neo-ortodossia hanno la loro roccaforte in Germania e nel resto dell’Europa centro-orientale.
 
Quando vi sono due movimenti che si oppongono e si collocano agli estremi opposti, è facile che sorga un altro movimento, che risulta una via di mezzo, poiché si realizza il famoso detto latino: in medio stat virtus. Il coservatorismo è appunto il terzo movimento che si situa tra la “riforma” e la “neo-ortodossia”.
Salomone Scechter (1830-1915), è l’esponente di rilievo in tale movimento. Egli propone di prendere alcuni elementi della riforma che gli sembrano validi ed altri propri dell’ortodossia, mettendoli assieme. Ad esempio: accetta dalla riforma la non segregazione dei sessi, condivide in certi casi la preghiera fatta nella lingua locale, ma mantiene tutta la struttura rabbinica della tradizione e alcuni tratti caratteristici dell’essere ebreo (circoncisione ed altre cose). Centro del conservatorismo è un seminario teologico fondato a New York nel 1886 e che esiste ancora “Jevish Theologial Seminary”.
Oggi l’ebreo può appartenere ad una delle tre posizioni: liberale o riformato, conservativo, ortodosso. All’interno della tendenza riformata è permesso alle donne di diventare rabbini; ciò è radicalmente rifiutato dalle altre due tendenze. Le tre grandi tendenze ebraiche esistenti oggi nel mondo non sono paragonabili alla tendenza cattolica o protestante, perché gli aderenti sono e si ritengono tutti ebrei.
 
(testo di Mauro Perani)