Nodi e problemi del metodo codificatorio
Non mancarono tuttavia osservazioni critiche che riscontravano problematiche all’interno di questo nuovo ordinamento concepito secondo un metodo ‘importato’ da ambienti di natura differente rispetto a quella della chiesa, nonché fondati su altre tradizioni. Su questa scia si colloca quindi una lunga fase di contestazione verso il metodo codificatorio, che si ripresentò anche in occasione della revisione e riforma del codice dopo il Vaticano II. Da questo punto di vista diventa importante la panoramica descritta da Feliciani:
Tale “imitazione” da parte della Chiesa di forme legislative proprie degli Stati ed estranee alla sua tradizione ha provocato non poche critiche, in quanto appare dettata da quella concezione secolarizzante della Chiesa come “societas iuridice perfecta” che, mettendone in secondo piano l’irriducibile specificità, tende ad assimilare la società ecclesiale a quelle statutali. Più specificamente il Codice si collocherebbe in un disegno di accentramento che, mediante l’imposizione di una rigida uniformità disciplinare, finisce col negare ogni legittimo pluralismo, col favorire il giuridismo – cioè la sopravvalutazione dell’importanza del momento giuridico nella vita della Chiesa –, col ridurre quella adattabilità alle più diverse circostanze di tempo e di luogo che caratterizza l’ordinamento canonico.
Giorgio Feliciani, Le basi del diritto canonico. Dopo il codice del 1983, p. 21. Vai alla scheda del libro...