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Verso la firma dell’Accordo fondamentale tra la Santa Sede e lo Stato d’Israele

 

Il 22 gennaio 1991, il rabbino capo di Roma, Elio Toaff, insieme al consiglio della comunità ebraica romana, ha pubblicato un appello finalizzato a sollecitare il riconoscimento diplomatico dello Stato d’Israele da parte di Giovanni Paolo II.  
Il 27 gennaio 1991, durante l’Angelus del papa in piazza San Pietro, si è svolta una manifestazione silenziosa di centinaia di ebrei che hanno esibito la bandiera dello Stato d’Israele affinché il pontefice lo riconoscesse diplomaticamente.

 

Giovanni Paolo II ha quasi finito di parlare. Sotto la sua finestra di piazza San Pietro, in mezzo ai cattolici, una strana piccola folla aspetta impaziente: 1500 persone e ognuna ha in mano la bandiera bianca e celeste con la stella di David, 1500 ebrei romani. Sono insoddisfatti della risposta che il Vaticano ha dato alla richiesta del rabbino Toaff e della Comunità ebraica perché il Vaticano riconosca lo Stato di Israele, e son venuti a farlo vedere. Eppure Wojtyla (è domenica mattina) parla di pace, definisce assurda la guerra in corso, ma non cita Israele. E così gli ebrei romani chiedono, chiedono apertamente, come non si usa fare durante l' Angelus, scandiscono più volte ad alta voce il nome di I-sra-ele. I-sra-ele gridano, e il papa, dopo poco, inaspettatamente, risponde improvvisando: Vedo la parola Shalom, vuol dire pace, auguro la pace al vostro popolo e allo Stato di Israele.

 

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Tali iniziative però hanno rappresentato dei tentativi vani perché gli sviluppi della Guerra del Golfo (1990-1991) e la conseguente preoccupazione per le comunità cristiane mediorientali hanno alimentato le preoccupazioni del Vaticano nei confronti dello Stato d’Israele.