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Le preoccupazioni della Santa Sede

 

Dal 1948 in poi, Pio XII fa riferimento agli avvenimenti verificatesi nella regione palestinese in tre encicliche: Auspicia quedam, del 1° maggio 1948, In Multiplicibus Curis, del 24 ottobre 1948, e Redemptoris Nostri, del 15 aprile 1949.
Nella prima enciclica il pontefice si limita ad auspicare la pace nella regione, mentre, nelle altre due, esprime esplicitamente la richiesta d’internazionalizzare la città di Gerusalemme. Difatti, nei primi anni che seguono la fondazione dello Stato d’Israele, la questione dell’internazionalizzazione della città di Gerusalemme rappresenta uno dei principali punti di attrito nelle relazioni tra Santa Sede e Stato d’Israele.

 

Auspicia quedam - 1° maggio 1948 

Alcuni indizi sembrano oggi chiaramente dimostrare che tutta la grande comunità dei popoli, dopo tanti eccidi e devastazioni causati dalla lunga e terribile guerra, è ardentemente orientata verso i salutari sentieri della pace; e che al presente si dà più volentieri ascolto a coloro che si dedicano con faticoso lavoro a opere di ricostruzione, che cercano di sedare e comporre le discordie, e si accingono a far risorgere da tante rovine che ci affliggono un nuovo ordine di prosperità, anziché a coloro che eccitano odi e rancori, dai quali non possono derivare se non nuovi e più gravi danni.
Ma, quantunque Noi stessi e il popolo cristiano abbiamo non lievi motivi di consolazione e possiamo confortarci con la speranza di tempi migliori, non mancano tuttavia fatti e avvenimenti, che recano grande preoccupazione e angustia al Nostro animo paterno. Infatti, benché la guerra sia cessata quasi dovunque, tuttavia la desiderata pace non ha ancora rasserenato le menti e i cuori; anzi si vede tuttora il cielo oscurarsi di nubi minacciose.

 

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In Multiplicibus Curis - 24 ottobre 1948   

Tra le molteplici preoccupazioni che Ci assillano in questo periodo di tempo tanto pieno di conseguenze decisive per la vita della grande famiglia umana e che Ci fanno sentire così grave il peso del supremo pontificato, occupa un posto particolare quella che Ci è causata dalla guerra che sconvolge la Palestina. In piena verità possiamo dirvi, venerabili fratelli, che né lieta né triste vicenda riesce ad attenuare il dolore mantenuto vivo nel Nostro animo dal pensiero che sulla terra su cui il Signore nostro Gesù Cristo versò il suo sangue per apportare a tutta quanta l'umanità la redenzione e la salvezza, continua a scorrere il sangue degli uomini; che sotto i cieli nei quali echeggiò nella fatidica notte l'evangelico annunzio di pace si continua a combattere, si accresce la miseria dei miseri e il terrore degli atterriti, mentre migliaia di profughi, smarriti e incalzati, vagano lontano dalla patria in cerca di un ricovero e di un pane.

 

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Redemptoris Nostri  - 15 aprile 1949

La passione del nostro divin Redentore, che nei giorni di questa settimana santa si ripresenta come in una viva scena al nostro sguardo, richiama con intensa commozione la mente dei cristiani a quella terra che, prescelta per divino consiglio a essere la patria terrena del Verbo incarnato, e testimone della sua vita e della sua morte, fu bagnata del suo sangue preziosissimo.
Ma quest'anno, al pio ricordo di quei luoghi santi, il Nostro animo è profondamente addolorato, per la loro critica e incerta situazione.
Già nello scorso anno con due Nostre lettere encicliche, vi abbiamo caldamente esortato, venerabili fratelli, a indire pubbliche e solenni preghiere, per affrettare la cessazione del conflitto che insanguinava la terra santa, e ottenere una sua giusta sistemazione, che assicurasse piena libertà ai cattolici, e la conservazione e tutela di quei sacri luoghi.

 

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