Armenia
Tratto da Giuseppe Guida e Maria Luisa Righi, ANTONIO GRAMSCI. SCRITTI (1910-1926) 1 1910-1916, Roma: Istituto della Enciclopedia Italiana 2019 (Edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci).
Originariamente pubblicato in «Il Grido del popolo», XXV, n. 607, 11 marzo 1916
Avviene sempre così. Perché un fatto ci interessi, ci commuova, diventi una parte della nostra vita interiore, è necessario che esso avvenga vicino a noi, presso genti di cui spesso abbiamo sentito parlare e che sono perciò entro il cerchio della nostra umanità. Nel Père Goriot, Balzac fa domandare a Rastignac: «Se tu sapessi che ogni volta che mangi un arancio, deve morire un cinese, smetteresti di mangiare aranci?» e Rastignac risponde press’a poco: «Gli aranci ed io siamo vicini e li conosco, e i cinesi sono così lontani, e non son certo neppure che esistano».
La risposta cinica di Rastignac noi non la daremmo mai, è vero; ma tuttavia, quando abbiamo sentito che i turchi avevano massacrato centinaia di migliaia di armeni, abbiamo sentito quello strappo lancinante delle carni che proviamo ogni volta che i nostri occhi cadono su della povera carne martoriata e che abbiamo sentito spasimando subito dopo che i tedeschi avevano invaso il Belgio?
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