Decretali e codificazioni papali dal 1298 al 1582

L’opuscolo della Società di Studi valdesi, ormai diventato libretto, per il XVII Febbraio
Nonostante sia da poco terminato il 2025, anno dell’850° del movimento valdese (o forse anche per questo), il libretto che la Società di Studi valdesi pubblica con l’editrice Claudiana in occasione del XVIII Febbraio ritorna sui primi tempi del movimento sorto a Lione nel sec. XII. Nelle pagine di Giuseppe Platone comprese sotto il titolo Leggere le Scritture nel valdismo medievale e altro ancora (pp. 92, euro 9,00), impreziosito dalle illustrazioni di Max Cambellotti, si volge infatti lo sguardo all’epoca in cui si manifestarono questi primi fermenti di testimonianza, che poi hanno assunto contorni più definiti.
Da molto tempo, ormai, e molto giustamente, si rileva la grande effervescenza creativa di una lunga stagione a lungo considerata “cupa” e oppressiva. In realtà, sotto la cappa di strutture di potere – ecclesiastico e civile, ma il confine è spesso più che labile – che non potevano essere, allora, molto diverse, si propagavano fermenti di vario orientamento intorno alle Scritture bibliche. Il testo dà conto dunque, in apertura, delle diffuse pratiche devozionali, dei luoghi, dell’uso delle immagini, delle letture dei testi che andavano contro il dettato di un’attività che si voleva riservata ai chierici. Francia meridionale e Nord Italia erano al centro di questi movimenti, che però ebbero presto risonanza fino alla Boemia. La storia valdese è dunque da intendersi come parte di un mondo assai più vasto, che racchiudeva tutti e tutte coloro che si sentivano toccati dal messaggio biblico: «Non crediamo nella Bibbia – si dice nel testo –, crediamo che Dio possa, in quell’opera tutta umana, parlarci».
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Il focus di questo secondo seminario, che si terrà presso la sede di Bologna della Fondazione per le scienze religiose (via San Vitale 114, Bologna) il 20 settembre 2023, ore 09.00-13.00, è una discussione su Tipologie di presenze e strumenti di rilevazione, inteso come messa a punto di una scheda di rilevazione per il Prin 2022, dal medesimo titolo (Diversamente “mendicanti”), nel frattempo vinto da Università di Verona, Padova e Udine.
Sabato 28 maggio, alle ore 17, al salone del Quattrocento del Monastero di Santa Rosa a Viterbo sarà presentato il volume Ripensare la reclusione volontaria nell'Europa medievale, a cura di Frances Andrews e Eleonora Rava.
L'evento è organizzato dal Centro Studi Santa Rosa da Viterbo in collaborazione con FSCIRE, SAIMS - St Andrews Institute of Medieval Studies, il Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale dell’Università degli studi di Udine, la Società editrice il Mulino e la rivista Quaderni di Storia religiosa medievale.
Un Medioevo mediterraneo
Diviso in trenta agili capitoli che si snodano lungo 422 pagine e corredato da una succinta ma aggiornata bibliografia, il volume prende in considerazione, lungo un arco di dieci secoli (V-XV), uno spazio che, nelle parole degli autori, costituisce «il teatro di una millenaria trasformazione dell’eredità romana, elaborata in modi diversi e complementari dall’Occidente latino-germanico, dall’Impero bizantino, dall’Oriente islamico». Una triade, questa, alla quale andrebbe aggiunta, tutt’altro che un’appendice esotica, il mondo slavo e in particolare la Russia, la cui vicenda deve essere concepita quale parte integrante della storia d’Europa qualora si sia interessati tanto a comprendere il percorso storico di quei territori quanto a dialogare, oggi, con le rispettive classi dirigenti e con chi tali spazi abita, da Riga a Vladivostok.
Alberto Melloni (a cura di), Dizionario del sapere storico-religioso del Novecento, Bologna: Il mulino, 2010.