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Protoscisma

 
Ai tempi di Gesù non vi era un'unica forma di giudaismo, bensì una varietà teologica riflessa in diversi giudaismi. Tra uno e l'altro gruppo l’idea di Dio e della storia, l’etica, le pratiche e i culti potevano differire anche grandemente. Una panoramica sulla grande varietà di "giudaismi" nel periodo antecedente la distruzione del secondo Tempio (70 d.C.) ci è fornita già dalla testimonianza di Flavio Giuseppe, che nell’ottavo capitolo del secondo libro della sua Guerra Giudaica parla in particolare di tre “scuole di pensiero” (cf. 2.8.14: περὶ τῶν ἐν Ἰουδαίοις φιλοσοφούντων): esseni (cui sono dedicati i paragrafi 118-161 del secondo libro), farisei (paragrafi 162-163) e sadducei (paragrafi 164-166). Per dare un’idea della varietà delle concezioni dei diversi gruppi, si citeranno di seguito i passi riferiti alle credenze riguardo al tema dell’aldilà.
 
Esseni (Guerra Giudaica, II.154-155): E infatti presso di loro è consolidata questa credenza: i corpi e la materia di cui si compongono sono corruttibili, mentre le anime rimangono immortali in eterno. Esse, venendo giù dall'etere più leggero, restano impigliate nei corpi come dentro carceri, quasi trattenute da una sorta di incantesimo naturale; soltanto una volta sciolte dai vincoli della carne, come liberate da una lunga schiavitù, si rallegrano e vengono portate in alto. Per le anime buone, in accordo con i greci, ritengono che sia predisposta una vita al di là dell'oceano, un luogo che non è molestato né dalla pioggia né dalla neve né dalla calura, ma ricreato da un soave zefiro che dall'oceano spira sempre; le anime cattive le esiliano invece in un antro buio e tempestoso, pieno di incessanti supplizi.
 
Farisei (Guerra Giudaica, II.163): [pensano] che per lo più stia all’uomo decidere se comportarsi bene o male, ma che anche il destino giochi la sua parte in ciascuno degli eventi. [per loro], poi, ogni anima è immortale, ma soltanto quella dei buoni passa in un altro corpo, mentre quelle dei malvagi sono punite con un castigo senza fine.
 
Sadducei (Guerra Giudaica, II.164-165): I Sadducei -l’altro gruppo organizzato [di cui si accennava]- invece, negano completamente la predestinazione ed escludono che Dio possa fare qualche cosa di male o anche solo preferirla. Affermano che ogni fatto, buono o cattivo che sia, dipende dalle scelte degli uomini, e che l’adesione al bene o al male è rimessa esclusivamente alla volontà di ciascuno. Loro negano la sopravvivenza dell’anima, e con essa le punizioni e i premi dell’aldilà.
Testo greco tratto dall’edizione di Niese (Flavii Iosephi opera, B. Niese ed., Berlin, Weidmann, 1895). Traduzione a cura di Samuele Adorno.

 

Il quadro si fa ancora più complesso se, alla testimonianza di uno storico antico come Flavio Giuseppe, affianchiamo i dati della moderna ricerca scientifica, che a partire dall’analisi delle opere di quel periodo ha riconosciuto l’evoluzione di diversi gruppi religiosi, correnti teologiche e movimenti intellettuali. Ne diamo qui conto in uno schema tratto da due opere del professor Gabriele Boccaccini, uno dei più importanti studiosi del cosiddetto medio giudaismo (III sec. a.C.-II sec. d.C.).
 
 
 
Questa doverosa premessa lascia già intuire quanto complessa sia la tematica della “rottura” fra cristianesimo e giudaismo. Potremmo formulare così la questione che emerge da un tale stato di cose: gli ebrei che professavano la messianicità di Gesù si sono “separati” da una presunta, generale, “religione ebraica” o hanno semplicemente dato séguito ad una corrente del giudaismo d’allora? Il presente kit si propone di fornire alcuni spunti per una ricostruzione della complessa questione storico-religiosa del cosiddetto “protoscisma”.