Il Vaticano I e la Reformatio Iuris
Carlos Corral, Codice di diritto canonico. "Codex iuris canonici", in C. Corral Salvador, V. D Paolis, G. Ghirlanda (a cura di), Nuovo dizionario di Diritto Canonico, Milano: San Paolo, 1993 pp. 190-200
Come ci mostra il testo di Corral nel Nuovo dizionario di Diritto Canonico, il processo di codificazione avviato all’inizio del XX secolo è da intendere come un ‘frutto tardivo’ del concilio appena concluso – il Vaticano I. Così infatti il quadro viene descritto da Carlo Fantappiè: «Nelle aule conciliari ritorna il problema delle insufficienze e dell’obsolescenza della legislazione ecclesiastica nonché quello della grande incertezza circa il diritto da applicare in sede locale» (C. Fantappiè, Storia del diritto canonico, cit., p. 257). La richiesta della reformatio iuris, tuttavia, sembrava non rientrare nei programmi dei pontefici Pio IX e Leone XIII, sia per l’interruzione del Concilio a seguito della presa di Roma dopo i fatti di Porta Pia, sia per il carattere più magisteriale che legislativo di Leone XIII. Negli anni che seguirono, tra il 1873 e il 1895, si svilupparono ‘tentativi privati di codificazione’ in Francia e Italia, che sempre più cercavano di dare rilievo a una riforma dell’ordinamento che i pontefici avevano messo in secondo piano. La circolazione sempre più ampia di questi ‘tentativi’, come i dibattiti tra studiosi sulla forma più idonea da seguire per la reformatio iuris, riuscì però a riportare l’attenzione sul tema, ottenendo l’attenzione da parte di papa Pio X che decise, nel 1904, di dare avvio al processo per la codificazione dell’ordinamento canonico.