Una Piccola Regola per una Piccola Famiglia

 

Piccola Famiglia dell'Annunziata, 

 

Ancor prima di compiere vent’anni Dossetti aveva pronunciato dei voti di consacrazione personale. Lo aveva fatto affidandosi a don Dino Torreggiani (1905-1983), l’assistente dell’Azione cattolica reggiana, che lo aveva guidato verso la scelta di vivere secondo il vangelo non come sacerdote o religioso, bensì come un laico immerso nella quotidianità comune a tutti. Questa esperienza proseguì e si approfondì anche negli anni di frequenza dell’Università cattolica a Milano, quando entrò prima a far parte del sodalizio fondato da padre Gemelli e, più tardi, in quello presieduto da Giuseppe Lazzati. Nei primi anni Cinquanta questa scelta di vita fu ricalibrata, perché contestualmente alla fondazione del Centro di documentazione di Bologna, una parte del gruppo di ricerca stabilì di proseguire attraverso una forma di consacrazione religiosa l’impegno di vita comune, separandosi da quelli che invece avrebbero continuato l’attività di studio, e Dossetti ne divenne la figura di riferimento. Il nuovo gruppo scelse subito una forma radicale di attenzione per i più poveri e per i «minimi»: «Perché sono i preferiti di Gesù, perché sono le vittime di una enorme ingiustizia a cui né il mondo né la Chiesa oggi mettono riparo e, infine, la causa più drammatica e più profonda, perché la linea di divisione fra oppressi e oppressori passa anche attraverso la Chiesa» (G. Dossetti, Forma communitatis, 1954). Nel gennaio 1956 il cardinale Lercaro, che aveva seguito sin dall’inizio il processo di costituzione del Centro, ricevette nelle sue mani i primi voti di consacrazione di Dossetti e dei membri della nuova famiglia religiosa.
Il 6 gennaio 1959 Dossetti fu ordinato sacerdote e da quel momento il suo impegno prevalente fu quello di superiore della nuova comunità, che alla fine degli anni Sessanta assunse il nome di Piccola Famiglia dell’Annunziata. A chi nel 1970 lo aveva sollecitato per l’assunzione di un incarico diocesano aveva opposto un rifiuto, indicando che ormai era iniziata l’ultima parte della sua vita: «Soprattutto mi sembra sempre più assegnatami, (da Dio e certo non cercata da me) una dimensione di preghiera; una dimensione di impegno biblico (non a indirizzo storico-critico, ma a livello di lectio divina); una dimensione di contatto abituale […]; una dimensione di povertà e di spogliazione di cui la ricerca della solitudine e la rinunzia ad ogni attività esterna sono una prima espressione, alla quale altre, ancora più radicali, potrebbero aggiungersi se Dio vorrà» (G. Dossetti, Lettera a un confratello del clero bolognese, in «Il Mulino», XXI/220 [1972], pp. 292-293). Quella della Piccola Famiglia si distingueva da altre forme di vita religiosa soprattutto per il legame molto stretto che aveva scelto di stabilire con il vescovo, accantonando ogni pretesa di esenzione; al centro di tutto veniva posta la Scrittura, impegnando i fratelli e le sorelle della Piccola Famiglia in una lectio continua del testo biblico; così come rimaneva centrale la dimensione del lavoro, che era da preferire a ogni altra forma di mortificazione personale. Nel corso dei decenni la sede principale della Piccola Famiglia guidata da Dossetti si sarebbe stabilita presso il Santuario di San Luca, a Monteveglio e, infine a Monte Sole; ma allo stesso tempo Dossetti avrebbe dato impulso anche ad alcune esperienze di permanenza della Piccola Famiglia in altre sedi, particolarmente in Cisgiordania, immaginate anche come il punto di partenza verso un successivo trasferimento nel continente asiatico.
 
L’8 settembre 1955, nel corso di un ritiro, Dossetti aveva steso la Piccola regola che avrebbe normato la vita della nuova comunità:
 
Col lume celeste, Signore, previenici sempre e dovunque, perché contempliamo con sguardo puro ed accogliamo con degno affetto il Mistero di cui Tu ci hai voluto partecipi. Per Cristo nostro Signore. Amen. […] La vita che non abbiamo scelto noi, ma per la quale da Misericordia siamo stati scelti, non può essere che questo: ogni giorno, per tutto il giorno, lasciarci prevenire dallo Spirito Santo a contemplare e ad accogliere in noi il mistero della Messa, che opera in ciascuno la morte della creatura e la risurrezione e glorificazione del Verbo Incarnato; mistero per il quale il Padre, per Gesù, nello Spirito Santo, sempre crea, santifica, vivifica, benedice e concede a noi questo bene della comunione con Lui e della comunità fra noi suoi figli. 

 

 

Il saggio fa parte del kit formativo Giuseppe Dossetti, a cura di Enrico Galavotti. Vai al kit...

 

 

 

Geotags:
Anno Pubblicazione:
1991
Numero di pagine:
7
Autore:
Giuseppe Dossetti
Data Creazione:
Lun, 30/06/2025 - 15:17