Fascismo, Resistenza e vigilanza

 

Giuseppe Dossetti, Crisi del sistema globale, in G. Alberigo (a cura di), Giuseppe Dossetti. Prime prospettive e ipotesi di ricerca, Bologna: Il Mulino, 1998, pp. 87-99.

Dossetti appartiene a una generazione di italiani che cresce e giunge alla maturità quando il fascismo gode di un consenso sociale vastissimo. Da un punto di vista squisitamente biografico, il percorso di Dossetti è analogo a quello dei suoi coetanei: anche lui, da giovane studente universitario, tiene conferenze per il Gruppo fascista universitario di Reggio Emilia e nel 1935, quando si è già trasferito alla Cattolica di Milano, si iscrive al Partito nazionale fascista. «Tutti o quasi tutti siamo stati fascisti (o per convinzione o per avere comunque lo status civitatis)», dirà nel 1951: «Da questo riconoscimento non deve ritenersi esente nessuno, neppure gli oppositori del fascismo».
L’entrata in guerra dell’Italia nel 1940 determina uno scarto nel suo atteggiamento politico, sin lì abbastanza indefinito. A Milano inizia a ragionare in clandestinità insieme ad alcuni colleghi dell’università ed altri amici – tra i quali Giuseppe Lazzati, Amintore Fanfani, Giorgio La Pira  e Umberto Padovani – su un’Italia postfascista e sul ruolo che i cattolici avrebbero potuto svolgere in questo nuovo contesto. Con il rientro nel paese natale di Cavriago (Reggio Emilia) nell’estate del 1943 l’impegno antifascista diventò sempre più importante, sino al punto che Dossetti fu anche nominato presidente del Comitato di liberazione nazionale provinciale di Reggio Emilia.
I mesi della clandestinità furono cruciali per Dossetti per mettere a fuoco una scelta antifascista che sarebbe rimasta centrale nella sua vita anche dopo la fine della guerra e del suo impegno politico pubblico. Questo lo spingerà negli anni Cinquanta a ragionare a lungo sull’essenza del fascismo: che non era data dai suoi aspetti più coreografici, come il colore della camicia o gli «stivaloni», ma dall’essere l’esito storico di un processo di opposizione ai cambiamenti sociali che avevano attraversato la società europea dalla fine dell’Ottocento.
Dossetti sentirà sempre come una ferita personale e non rimarginabile il ruolo che la Chiesa aveva giocato nell’affermazione e nel radicamento dei regimi totalitari: lì si era verificata una mancanza di vigilanza da parte dei cristiani che nel suo giudizio non doveva più darsi. E certamente questa preoccupazione rimase viva in lui sino alla fine: ancora nel novembre 1994, preoccupato dalle evoluzioni del quadro politico italiano e dalla reazione compiacente della Conferenza episcopale italiana, parlerà di una «incubazione fascista» che presentava «equivalenze impressionanti» con quanto accaduto negli anni Venti.
 
Alle radici remote della crisi fascista Dossetti aveva dedicato la lezione che qui si propone ad alcuni amici conosciuti all’Università cattolica nel novembre 1951.
 
 
 
Geotags:
Anno Pubblicazione:
1998
Numero di pagine:
12
Autore:
Giuseppe Dossetti
Data Creazione:
Lun, 30/06/2025 - 12:05