Arabeschi. L’aniconismo islamico tra ornamento e scrittura
Giovanni Curatola | Professore di Archeologia e storia dell’arte musulmana| Università di Udine
Fondazione Collegio San Carlo | Centro Studi Religiosi | venerdì 24 Gennaio 2025 - ore 17.30
Nel Corano non si proibiscono mai raffigurazioni naturalistiche: non più di quanto non si prescriva un velo alle donne o si sconsigli agli uomini di cancellare con una rasatura perfetta i tratti primigeni del volto di Adamo. È comunque tradizione di un Islam divenuto, da beduino, cittadino, cioè derivata da suggestioni culturali dell’Oriente mediterraneo metropolitano (e non manca chi sostiene che proprio l’iconoclastia venga da quell’Occidente), ed è tradizione sancita nei hadìth, che le donne si velino, che gli uomini non si devirilizzino, che nessuno si proponga di mettersi in competizione con Dio, l’unico in grado di dare alla luce un’opera completa in quanto provvista, fra l’altro, di vita. Lo spunto scritturale più preciso è un passo coranico in cui si ammonisce che le creature forgiate dall’uomo, ovviamente prive perciò di vita, si animeranno nel Giorno del Giudizio per tormentare il loro temerario fabbricatore.
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