Piero Capelli, nel suo contributo Sulle radici bibliche della mistica ebraica, riprende le questioni esaminate i temi affrontati nella conferenza di Giulio Busi e ne sintetizza i temi per fissarne gli elementi principali.

 

Tra il misticismo ebraico attestato nella Bibbia ebraica e nella letteratura ebraica extracanonica (soprattutto nelle apocalissi pseudepigrafe e nei testi del Mar Morto) e quello che si manifestò nella letteratura dei secoli in cui si andò affermando il predominio culturale del movimento rabbinico, vi sono più elementi di continuità che di differenziazione. Ma a partire dal iii secolo e.v. la mistica assunse una sua fisionomia specifica come campo del sapere rabbinico, articolandosi in due àmbiti disciplinari che nelle fonti sono indicati con i nomi di Ma‘aśeh Merkavah e Ma‘aśeh Be-re’šit, rispettivamente “Opera del Carro” (la speculazione cosmologica correlata alla visione del carro divino in Ez 1) e “Opera della Genesi” (la speculazione cosmogonica correlata alle narrazioni della Creazione nei primi capitoli di Genesi).
 
Piero Capelli, Sulle radici bibliche della mistica ebraica, in Mara Rescio, Cristiana Facchini, Claudio Gianotto, Edmondo Lupieri, Franco Motta ed Enrico Norelli (a cura di), Non uno itinere. Ebraismi, cristianesimi, modernità. Studi in onore di Mauro Pesce in occasione del suo ottantesimo compleanno, HUMANITAS, ANNO LXXVI - SUPPL. N. 1 - SETTEMBRE 2021, pp. 296-307.