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L’uomo e l’universo nel sufismo indiano

 

Thomas Dähnhardt, nel saggio Luci celesti e riflessi terrestri. L’uomo e l’universo nel sufismo indiano, presenta alcune delle caratteristiche peculiari del sufismo indiano con riferimento specifico alle teorie esoteriche ed essoteriche professate dai sufi in India, compresa l'unicità dell'essere (wahdat al-wujūd), ovvero della corrispondenza tra macrocosmo  (‘ālam al-kabīr) ed essere umano, inteso come microcosmo (‘ālam al-ṣaghīr). Permette così di conoscere meglio le trame della fede professata dai sufi.

 

La maniera in cui si articola la Tradizione islamica vuole che per i musulmani ogni tipo di scienza (‘ilm) si differenzi in due aspetti distinti, ma complementari, che riflettono la costituzione stessa del Dīn: quello esteriore (‘ilm al-ẓāhir) che prende in considerazione il lato apparente-fenomenico della creazione e quello interiore (‘ilm al-bāṭin) che investiga e interpreta il creato nella sua inerente valenza trascendentale. In questa ottica, la scienza che si occupa del cielo e degli astri, della loro natura e della loro funzione complessiva in ambito cosmico, trova espressione da un lato nell’astronomia
(ar.: ‘ilm al-ḥay’at al-aflāk, la scienza delle figure celesti), basata sull’osservazione dei corpi celesti, lo studio del loro movimento nello spazio e la struttura di quello stesso spazio in cui tali fenomeni si inseriscono, campo a cui i musulmani da sempre hanno dedicato grande attenzione e a cui furono in grado di dare un contributo significativo.

 

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