Buddhismo Theravāda

Il percorso formativo introduce alla tradizione buddhista Theravāda attraverso alcuni saggi di carattere generale, a cui seguono due saggi che fanno luce su temi e termini propri del buddhismo, per terminare con un'intervista e un ultimo contributo che rivolgono l'attenzione alla situazione contemporanea, con particolare riferimento ai Paesi del sud-est asiatico, dove la tradizione Theravāda è predominante, come in Sri Lanka.

Data Creazione:
Mar, 19/11/2019 - 13:53
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Theravāda

 

Per iniziare l'approfondimento si invita a leggere la breve descrizione della storia del buddhismo Theravāda («dottrina degli anziani»), la più antica tra le tradizioni buddhiste, pubblicata sul Dizionario di filosofia dell'Istituto Treccani.

 

Letteralmente «dottrina degli anziani». Scuola buddista che si rifà direttamente al canone buddista in pāli e oggi diffusa in Śrī Laṅkā, Cambogia, Birmania e Thailandia. Il canone pāli è composto da tre «canestri» (piṭaka), Suttapiṭaka, Vinayapiṭaka e Abhidhammapiṭaka (➔ Abhidharma), dedicati rispettivamente ai discorsi del Buddha, alla disciplina, a elencazioni e spiegazioni dottrinali. Il Theravāda riconduce l’intero canone alla parola del Buddha, tuttavia il terzo canestro è storicamente più recente. Fondamentali per il Theravāda sono poi i commenti in pāli di Buddhaghosa (5° sec.) e della sua scuola.

 

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Data: 19 Novembre 2019
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Cos’è il buddhismo Theravāda

 

Il sito saddha.it realizzato dall'Associazione Italiana Amici del Monastero Buddhista Theravāda Santacittarama, il primo monastero Theravāda in Italia, propone la traduzione italiana di un saggio dal titolo «Cos’è il buddhismo Theravāda» scritto da John Bullitt, un buddhista americano laico, da molti anni studioso del Dharma, fondatore di Access to Insight, un sito da cui è possibile ottenere gratuitamente testi di Dharma, per il quale continua a operare come redattore.

 

Il Theravada – che grosso modo si pronuncia terra-VAH-dah – o “Dottrina degli anziani”, è la scuola buddhista che si ispira alle scritture del Tipitaka, o Canone Pali, ritenuto generalmente dagli studiosi l’insegnamento più antico del Buddha giunto fino a noi in forma scritta. Per molti secoli il Theravada è stata la religione più diffusa del sud-est asiatico continentale (Thailandia, Myanmar/Birmania, Cambogia e Laos) e dello Sri Lanka. Oggi i buddhisti del Theravada sono più di 100 milioni nel mondo. Negli ultimi decenni il Theravada ha cominciato a mettere radici in Occidente.

 

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Data: 19 Novembre 2019
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La funzione della mente nel Buddhismo antico

 

Il sito della Scuola di filosofia orientale e comparativa, tra i suoi contenuti in libero accesso propone il saggio di Giangiorgo Pasqualotto tratto dal volume Dieci lezioni sul buddhismo. Il contributo permette di comprendere come il Buddhismo ha interpretato la funzione della mente in base agli insegnamenti del Buddha storico Sakyamuni.

 

Il problema della mente nel Buddhismo presenta difficoltà relative non solo alla definizione della mente e alle funzioni complesse delle sue articolazioni strutturali, ma anche alle possibilità di una sua individuazione univoca e lineare lungo il fittissimo intrico delle interpretazioni prodotte dalle diverse Scuole buddhiste.
Per poter disporre di un primo orientamento nella ricerca dei significati fondamentali che il problema della mente ha prodotto nella millenaria riflessione buddhista, appare necessario soffermarsi innanzitutto su quelli rintracciabili all’interno del Canone.

 

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Data: 19 Novembre 2019
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Appamāda: la serietà della non distrazione

 

Il numero 18 della rivista online Spazio Filosofico contiene un contributo di Antonella Serena Comba intitolato «Appamāda: la serietà della non distrazione» grazie al quale è possibile approfondire alcuni concetti fondamentali del pensiero buddhista, con riferimento alla tradizione Theravāda.

 

La prima parola che viene in mente parlando di “serietà” nel buddhismo antico è il termine pālico “garu” (sanscrito “guru”), che corrisponde al latino “gravis” e pertanto anche all’italiano “grave, serio”. Nel Canone buddhista in lingua pāli non è presente il sostantivo astratto “garuttā” o “garutā” che potrebbe tradurre “serietà”, ma la parola “garu” come sostantivo o aggettivo è frequente e ha una valenza sia negativa sia positiva, esattamente come nella cultura vedica e brahmanica che fa da sfondo alla predicazione del Buddha. In senso negativo, è garu ciò che pesa, come un cibo indigesto nello stomaco; in particolare è garu una seria trasgressione della regola monastica. Anche le otto norme imposte dal Buddha alla prima monaca, sua zia e madre adottiva Mahāpajāpati Gotamī, prendono il nome di “garu-dhamma”, “regole pesanti/importanti” (la parola “dhamma” ha molti significati, fra cui “fenomeno, regola, elemento, dottrina, verità, realtà”). Questi garu-dhamma comportano un accentuato omaggio formale alla comunità monastica maschile da parte delle monache.

 

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Data: 19 Novembre 2019
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Un assaggio di Buddhismo Theravāda

 

Il sito viverealtrimenti.com propone un'intervista a Louis Gabaude, uno dei più accreditati studiosi di Buddhismo Theravāda. È stato docente all’università di Chiang Mai ed ha fatto molta ricerca sul campo lavorando per l’École Française d’Extrême-Orient (EFEO), in Thailandia. In pensione dal 2007, vive tuttora a Chiang Mai, nel nord della Thailandia.
 

Com’è nato il suo interesse per il Buddhismo Theravada?
A Pakxan ho iniziato a sviluppare una certa curiosità in merito al Buddhismo. La ragione era semplice: a quel tempo stavo imparando la lingua Lao. Nei weekends prendevo la mia macchina fotografica e andavo a zonzo per la città. Notai presto che le persone che erano maggiormente disponibili a parlare con me, in Lao, erano i monaci buddhisti perché erano liberi ed a proprio agio con gli stranieri. Infatti, anche ai nostri giorni, se si va in aree non turistiche e si tenta di parlare con la gente, le persone comuni non fanno alcuno sforzo per farsi capire, pensando di non essere in grado di avere una conversazione soddisfacente. I monaci, invece, non erano così timidi ed erano, anzi, desiderosi di migliorare le proprie competenze e di condividere le loro conoscenze. Parlando con loro ho iniziato ad interessarmi anche al Buddhismo. Ho letto al riguardo e, quando sono ritornato in Francia, ho seguito dei corsi specifici ed altri di storia e cultura del sud-est asiatico. Ho studiato a Parigi, alla École Pratique des Hautes Études che forma gli studenti in vista della ricerca sul campo.

 

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Data: 19 Novembre 2019
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Vie femminili di liberazione. Il movimento transnazionale delle bhikkuni nel Sudest asiatico

 

La rivista Storia delle Donne propone un articolo di Alessandra Chiricosta, storica delle religioni specializzata in culture del Sudest asiatico continentale dell’Asia Orientale, già docente presso la Hanoi University, Vietnam e l’Università di Roma ‘La Sapienza’, sul movimento per la rifondazione del monachesimo femminile nei paesi del Sud e Sudest Asiatico

 

Il 28 febbraio 2003, Chatsumarn Kabilsingh ottiene la piena ordinazione come monaca buddista, prendendo il nome di Dhammananda e divenendo la prima bhikkunī Thai di tradizione theravāda in epoca moderna. La cerimonia di ordinazione, celebrata in Sri Lanka, costituisce il coronamento di una lunga attività di lotta in favore della rifondazione del Bhikkunī-Sangha (comunità monastica emminile) all’interno della tradizione thailandese. Lotta che è ancora lontana dal risolversi, in Thailandia così come in altri paesi del Sud-est Asiatico. La questione del riconoscimento delle bhikkunī nel buddismo theravāda rimane assai intricata e spinosa, coinvolgendo numerosi ambiti, da quello dottrinario e religioso a quello socio-politico e culturale. Altrettanto varie sono poi le prospettive da cui può essere analizzata e i posizionamenti da cui può essere letta. Lungi dal voler offrire una disamina esaustiva di tutte le implicazioni che tale questione presenta, si è scelto qui di fornirne una presentazione generale, incentrata in particolare sull’agency operata dalle molte delle donne coinvolte attivamente, in diverse modalità, nel movimento per il riconoscimento dello status di bhikkunī.

 

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Data: 19 Novembre 2019
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Theravāda - Altre letture

 

Per un più ampio approfondimento si suggerisce la lettura del Majjhima Nikaya («Raccolta dei discorsi medi, o di media lunghezza») disponibile sul sito della Scuola di filosofia orientale e comparativa. Il Majjhima Nikaya, o "Discorsi di media lunghezza" del Buddha, è il secondo di cinque nikaya, o collezioni, nel Sutta Pitaka del Tipitaka, ossia «Il Triplice Cesto». Questo nikaya comprende 152 discorsi del Buddha e dei suoi principali discepoli, che costituiscono tutt'assieme un corpo d'insegnamento completo di tutti gli aspetti degl'insegnamenti del Buddha. Si divide in tre «pannāsa»mûlapannāsa», «majjhimapannāsa», «uparipannāsa») comprendendo ciascuno 50 sutta, tranne il terzo che ne comprende 52. Ognuno di questi pannāsa viene diviso in 5 «vagga». I compendi dei sutta ti permetteranno di scegliere appositamente il sutta che ti interessa.

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Per una prospettiva riguardo agli insegnamenti buddhisti di ispirazione Theravāda, si può inoltre leggere il libro del monaco Walpola Rahula, Insegnamento del Buddha. Nato in Sri Lanka, dove il buddhismo Theravāda è l'unica forma di buddhismo praticata, nel 1964 Walpola Rahula divenne professore di storia e religioni alla Northwestern University, diventando così il primo bhikkhu a tenere una cattedra nel mondo occidentale

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Data: 19 Novembre 2019