Dal 20 al 25 giugno del 2016 si è svolto a Creta – dopo circa un secolo di tentativi – il Sinodo “panortodosso”. 290 delegati di dieci chiese ortodosse – su quattordici chiese autocefale – hanno discusso sei documenti e hanno pubblicato un’Enciclica e un Messaggio. Gli atti, in diverse lingue, sono stati pubblicati nella serie Conciliorum Oecumenicorum Generaliumque Decreta (2017). Si è trattato di un evento che ha segnato un importante passo nell’autocomprensione ortodossa della sinodalità.
I Patriarchi e i rappresentanti di tutte le Chiese ortodosse si riuniscono nell’isola di Creta, tra il 18 e il 27 giugno, in un «Santo e Grande Sinodo della Chiesa Ortodossa», dopo quasi un secolo di discussioni, dibattiti e polemiche interne.Già il nome «Santo e Grande Sinodo della Chiesa Ortodossa» ci sorprende e ci fa chiedere se esso non stia a indicare un «Concilio ecumenico». Per gli ortodossi, la qualifica di un Concilio come «ecumenico» di solito viene data solo dopo che esso è stato riconosciuto come tale dai fedeli.I temi scelti, e persino quelli annullati, mostrano che non c’è nessuna centralizzazione, ma piuttosto un profondo rispetto per le Chiese locali. Il motivo che suscita maggiore speranza è il fatto stesso che questo Sinodo abbia luogo.
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