Valdesi 2
Il secondo kit formativo dedicato ai Valdesi è stato realizzato grazie alla collaborazione di Alessia Passarelli e Simone Baral dell'Ufficio dei Beni Culturali della Tavola Valdese, ricercatrice presso la Fondazione scienze religiose di Bologna impegnata nell'elaborazione dell'Atlante dei diritti delle minoranze religiose e d’interesse nei paesi europei. Il kit approfondisce temi già affrontati nel primo kit dedicato alla chiesa valdese fornendo una prospettiva più ampia in senso geografico grazie a contributi riferiti alla diffusione del Valdismo nel continente americano, e concentrando l'attenzione su due aspetti peculiari dell'opera dei Valdesi in epoca contemporanea: l'interazione con le altre chiese protestanti presenti in Italia e l'impegno nella società per abbattere le barriere derivanti dalla diversità di genere ed etnia.
Il sogno protestante
Nel primo kit formativo sui Valdesi si affrontano le origini del movimento, l'adesione alla riforma protestante, le persecuzioni fino ad arrivare al 1848 quando il Re Carlo Alberto concesse le libertà civili (Le Lettere Patenti) ai valdesi e agli ebrei mettendoli sullo stesso piano degli altri cittadini e delle altre cittadine sabaude. In questo secondo kit continua la storia della Chiesa Valdese, che inizia con un saggio di Silvana Nitti tratto dal volume a cura di Alberto Melloni Cristiani d'Italia con il saggio Il sogno protestante, che analizza il fermento spirituale e politico che ha caratterizzato il protestantesimo italiano già dalla metà del 1800 e soprattutto durante il processo di unificazione dell'Italia.
Alla metà dell’Ottocento l’Inghilterra («questa infaticabile creatrice d’autonomie», come scrisse Giuseppe Gangale) dedicava un’attenzione tutta particolare all’Italia. In un quadro internazionale di aspri interessi strategici – il processo unitario allontanava il rischio dell’egemonia francese sulla penisola e faceva sorgere nello scacchiere del Mediterraneo uno stato potenzialmente alleato – avevano non poca parte anche ragioni del tutto diverse. Il reverendo James Dixon, che era stato presidente della Conferenza metodista britannica, in un discorso nel 1849 disse a proposito delle Valli Valdesi: «Ci si trova proprio sul confine dell’Italia. Metti un missionario o due che stiano attenti al procedere degli eventi, e, se questi si realizzeranno, lasciali senz’altro andare».
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L'emigrazione valdese negli Stati Uniti
L'emigrazione in Sud America
L'emigrazione valdese ha guardato all'Italia, agli Stati Uniti, ma anche all'America del Sud. Le prime emigrazioni dalle valli valdesi si attestano intorno alla metà del 1850. La Chiesa valdese si riferirà alle chiese in America Latina come "colonie" della Chiesa fino al 1879 quando verrà fondata la Chiesa di Colonia Valdense (considerata la diciassettesima chiesa delle valli). Pubblicati sulla rivista Bollettino della Società di studi valdesi nel 2008, gli Atti del XLVIII Convegno di studi sulla Riforma e sui movimenti religiosi in Italia valdesi nei Rio de la Plata (1858-2008), raccolgono interventi riferiti all'emigrazione dei valdesi nel Rio de la Plata a partire dal 1858.
Quando si è cominciato a pensare al 150° anniversario dell'emigrazione valdese in America latina, nel nostro piccolo mondo valdese ci siamo certamente adagiati, in prima battuta, su una tematica molto legata a quanto ci era già noto, a quanto era avvenuto nel nostro ambito, l'itineranza dei valdesi medievali, i momenti di esilio, le migrazioni - temporanee o meno - verso i paesi europei più vicini a noi, e infine le migrazioni verso le Americhe. Un punto di vista, come si dice oggi, tendenzialmente autoreferenziale.
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La chiesa valdese oggi
Il kit prosegue con una panoramica sulla situazione della chiesa valdese in Italia e nel mondo oggi.
Sparse su tutto il territorio nazionale le comunità valdesi rappresentano una minoranza evangelica significativaGli appartenenti alle Chiese valdesi sono oggi in Italia e Sud America in numero di circa 45000; ripartiti in tre gruppi, numericamente molto simili, con caratteri distinti, pur professando la stessa dottrina ed essendo uniti nella stessa organizzazione.
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Il patto di integrazione con la Chiesa metodista
L'integrazione fra le chiese valdesi e le chiese metodiste è stata sancita con il Patto di integrazione del 1975. Dopo aver condiviso per un secolo la testimonianza evangelica in Italia e avviato progressivamente forme di collaborazione, valdesi e metodisti hanno così compiuto un passo nella prospettiva unitaria. Il sito chiesavaldese.org ripercorre la storia della Chiesa metodista in Italia dal 1860 all'epoca contemporanea.
Il metodismo si presenta sulla scena della storia italiana nel 1859 con l’arrivo di William Arthur, segretario della Wesleyan Methodist Missionary Society di Londra. Egli girerà l’Italia per meglio conoscere gli sviluppi sociali e politici del Risorgimento. Nell’interessante rapporto "Italy in transition" affermerà la necessità di aprire un campo missionario nel nostro paese non per fondare una Chiesa metodista, ma per sostenere gli evangelici già presenti (valdesi e liberi) nell'impegno per una riforma religiosa in senso evangelico che fornisse il necessario supporto spirituale ai fermenti di riforma politica e culturale.
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