Giuseppe Dossetti
Il kit Giuseppe Dossetti è stato realizzato grazie al contributo di Enrico Galavotti, docente di Storia del cristianesimo presso l’Università degli Studi di Chieti-Pescara. L’approfondimento offre una introduzione alla figura e al pensiero di Giuseppe Dossetti, illustrandone le diverse dimensioni di impegno politico e religioso, ed è corredato da una bibliografia essenziale.
Data Creazione:
Gio, 04/09/2025 - 08:11
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Giuseppe Dossetti
Quella di Giuseppe Dossetti (1913-1996), un personaggio che ha giocato un ruolo fondamentale tanto nella Chiesa che nella politica italiana novecentesca, è stata un’esistenza ricca di esperienze e di svolte. Cresciuto in una famiglia della piccola borghesia, sin da ragazzo entra in contatto con il problema della povertà e delle ingiustizie sociali. Si laurea in giurisprudenza a Bologna e compie la scelta dello studio del diritto canonico. Nell’estate del 1943, quando il disastro bellico fa esplodere la crisi del fascismo, matura la scelta della Resistenza e alla fine della guerra prosegue il suo impegno politico militando nelle file della Democrazia cristiana. Dà un apporto essenziale ai lavori dell’Assemblea Costituente, soprattutto nella definizione dei principi fondamentali posti alla base della democrazia italiana.
Nel 1952 lascia l’impegno politico nella convinzione che la cosa più urgente da fare sia quella di favorire un processo di riforma interno alla Chiesa cattolica e, dopo una nuova parentesi politica nell’amministrazione comunale di Bologna, riprende questo progetto collaborando con il cardinale Giacomo Lercaro nella sua attività al Concilio Vaticano II e nella fase immediatamente successiva. Nel corso degli anni Cinquanta aveva anche preso forma una famiglia religiosa della quale Dossetti diventa la guida e per la quale scrive una regola.
Nel 1972, dopo la conclusione del suo impegno nel processo di riforma della diocesi di Bologna, lascia l’Italia e si stabilisce con alcuni fratelli e sorelle della Piccola Famiglia dell’Annunziata in Cisgiordania, dove resta sino alla metà degli anni Ottanta dedicandosi esclusivamente alla preghiera, allo studio della Bibbia e rifiutando qualsiasi forma di esposizione pubblica o politica. Rientrato in Italia, riprende a intervenire in pubblico su temi di carattere spirituale; nel 1990, dopo l’inizio della crisi che condurrà allo scoppio della I Guerra del Golfo, interviene per condannare la politica statunitense e occidentale, che poteva solo aggravare la condizione già difficile del cristianesimo in Medio Oriente. Infine nel 1994 dedica numerosi interventi per contrastare le proposte di riforma costituzionale intese a rafforzare il potere esecutivo e ad indebolire la centralità del parlamento, mettendo in pericolo l’impianto complessivo della Carta ispirata all’antifascismo così come era stata approvata nel 1948. Dopo la morte, esaudendo un desiderio, viene sepolto nel cimitero di Casaglia, uno dei luoghi in cui erano stati compiuti gli eccidi di Monte Sole nel settembre-ottobre 1944.
Per un approfondimento dei vari passaggi della biografia di Dossetti si rinvia alla voce del Dizionario biografico degli italiani redatta da Paolo Pombeni:
Nacque a Genova il 13 febbraio 1913 da Luigi, farmacista, e da Ines Ligabue.Il padre era piemontese e la madre di Reggio Emilia e si trovavano a Genova solo per il lavoro del padre. Già nel giugno di quell’anno la famiglia si trasferì a Cavriago, un piccolo paese del Reggiano, dove Luigi aveva rilevato la locale farmacia. La madre aveva una fortissima spiritualità che trasmise ai figli, il secondo dei quali, Ermanno, nacque il 16 marzo 1915. I fratelli frequentarono le scuole superiori a Reggio Emilia, dove Dossetti conseguì brillantemente la maturità classica nel 1930.
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Ricchezza e povertà del diritto
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Fascismo, Resistenza e vigilanza
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Il patto costituente
Dossetti è uno dei membri della Commissione dei 75 incaricata tra il giugno 1946 e il dicembre 1947 di redigere la nuova costituzione italiana e riversa nel lavoro all’Assemblea costituente le riflessioni maturate durante la guerra insieme ai colleghi della Cattolica, così come altre premure che gli derivano dalla sua identità di cattolico insoddisfatto del ruolo sin lì giocato dai cristiani nella storia d’Italia. L’idea fondamentale che lo muoveva (e lo distingueva anche da molti colleghi di partito, che pensavano piuttosto nei termini di una restaurazione) era di dare finalmente vita a una democrazia nuova, «sostanziale», capace cioè di promuovere il superamento di quelle ingiustizie sociali che erano state all’origine dell’affermazione del fascismo. Questo significava anche essere disponibili ad un confronto aperto e costruttivo con le altre culture politiche, particolarmente con quella comunista e socialista, legittimate da un consenso elettorale ampio e che non poteva essere ignorato.
Dossetti viene ricordato particolarmente per la menzione costituzionale dei Patti Lateranensi, che era uno dei punti irrinunciabili per la Santa Sede e da lui difeso in un celebre intervento all’Assemblea costituente il 21 marzo 1947. Ma l’impegno di Dossetti, svolto all’interno della Prima Sottocommissione della Costituente (Diritti e doveri dei cittadini) accanto ad Aldo Moro, Giorgio La Pira, Palmiro Togliatti e Lelio Basso fu indirizzato anche all’affermazione del diritto di proprietà, delle libertà di opinione, di coscienza e di culto e del riconoscimento giuridico dei partiti; e fu sempre Dossetti a stendere la norma che vietava la ricostituzione del Partito fascista.
Se a caldo il giudizio di Dossetti sulla Carta costituzionale entrata in vigore il 1° gennaio 1948 era stato segnato anche da forti riserve, nella convinzione che si potesse fare di più e meglio, a metà degli anni Novanta, di fronte ai progetti di riforma costituzionale messi sul tavolo da forze politiche che non avevano preso parte al processo costituente, intervenne ripetutamente in pubblico per scongiurare una modifica della costituzione in senso presidenziale. In un intervento fatto a Monteveglio nel settembre 1994 avendo accanto Nilde Iotti, che aveva fatto parte insieme a lui della Prima sottocommissione, insisterà sul carattere di «patto» e non di semplice contratto che la Costituzione italiana aveva. Questo, secondo Dossetti, dava alla carta del 1948, nata dal dramma della Seconda guerra mondiale, un carattere universale e transtemporale che non poteva essere accantonato: e ciò, concluderà Dossetti nel suo intervento, andava «detto e ribadito perché la cultura superficiale e facilona che si è andata formando negli ultimi anni sta perdendo questa coscienza e tende pian piano ad ammettere, almeno implicitamente o surrettiziamente, uno snervamento di principio […]: con le ovvie conseguenze di una labilità generale dei diritti e dei doveri personali e comunitari, e di uno sviamento aggravato della coscienza etica collettiva».
Il 9 settembre 1946, All’avvio dei lavori della I sottocommissione sui «principi dei rapporti civili» Dossetti presentò un proprio ordine del giorno, immaginato come una sintesi delle diverse posizioni espresse dalla commissione e che riconosceva l’esistenza di diritti fondamentali della persona umana che erano anteriori a qualsiasi riconoscimento da parte dello Stato; se ne veda qui il testo (pp. 21-22).
Dossetti vuole aggiungere un altro argomento per un'intesa. Ritiene che il marxismo non si ispiri - benché qualcuno ritenga il contrario - ad un materialismo volgare, ma ad un materialismo raffinato, di carattere superiore, che non rifugge da questa visione integrale dell'uomo.
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Quale Democrazia cristiana?
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Crisi, catastrofe, ricerca
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La grazia del Concilio
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Una Piccola Regola per una Piccola Famiglia
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La fine delle culture e la storia
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