The harm in hate speech
Jeremy Waldron, The harm in hate speech, Cambrdige (Massachusetts)-London Harvard University press, 2012
Abstract
ING
Every liberal democracy has laws or codes against hate speech—except the United States. For constitutionalists, regulation of hate speech violates the First Amendment and damages a free society. Against this absolutist view, Jeremy Waldron argues powerfully that hate speech should be regulated as part of our commitment to human dignity and to inclusion and respect for members of vulnerable minorities.
Causing offense—by depicting a religious leader as a terrorist in a newspaper cartoon, for example—is not the same as launching a libelous attack on a group’s dignity, according to Waldron, and it lies outside the reach of law. But defamation of a minority group, through hate speech, undermines a public good that can and should be protected: the basic assurance of inclusion in society for all members. A social environment polluted by anti-gay leaflets, Nazi banners, and burning crosses sends an implicit message to the targets of such hatred: your security is uncertain and you can expect to face humiliation and discrimination when you leave your home.
Free-speech advocates boast of despising what racists say but defending to the death their right to say it. Waldron finds this emphasis on intellectual resilience misguided and points instead to the threat hate speech poses to the lives, dignity, and reputations of minority members. Finding support for his view among philosophers of the Enlightenment, Waldron asks us to move beyond knee-jerk American exceptionalism in our debates over the serious consequences of hateful speech.
ITA
Ogni democrazia liberale ha leggi o codici contro l'incitamento all'odio - tranne gli Stati Uniti. Per i costituzionalisti, la regolamentazione dell'incitamento all'odio vìola il Primo Emendamento e danneggia una società libera. Contro questa visione assolutista, Jeremy Waldron sostiene caldamente che l'incitamento all'odio dovrebbe essere trattato come una parte del nostro impegno per la dignità umana, per l'inclusione e per il rispetto dei membri delle minoranze più vulnerabili. Generare un'offesa (rappresentando, ad esempio, un capo religioso come un terrorista in una vignetta di un giornale) non è la stessa cosa di un attacco diffamatorio verso la dignità di un gruppo, secondo Waldron, e ciò ricade al di fuori del campo della legge. Ma la diffamazione di un gruppo di minoranza, attraverso l'incitamento all'odio, danneggia un bene comune che può e deve essere protetto: la fondamentale garanzia di inclusione nella società per ogni suo membro. Un contesto sociale contaminato da volantini anti-gay, striscioni nazisti e croci bruciate, manda un messaggio implicito ai bersagli di tale odio: la tua sicurezza è incerta e puoi aspettarti di subire umiliazioni e discriminazioni quando esci di casa. La libertà di parola sostiene la vanteria di disprezzare ciò che dicono i razzisti ma difendendo fino alla morte il loro diritto di dirlo. Waldron trova sbagliata questa enfasi sulla resilienza intellettuale ed analizza invece le minacce che l'incitamento all'odio porta alle vite, alla dignità e alla reputazione dei membri delle minoranze. Avvalorando il suo punto di vista attraverso i filosofi dell'Illuminismo, Waldron ci chiede di andare al di là del sensazionalismo dell'americano impulsivo nei nostri dibattiti, verso le serie conseguenze dell'incitamento all'odio.
Lingua: inglese
Indice:
- Approaching hate speech
- Anthony Lewis's Freedom for the Thought That We Hate
- Why call hate speech group libel?
- The appearance of hate
- Protecting dignity or protection from offense?
- C. Edwin Baker and autonomy argument
- Toleration and calumny
Notes
Index