Campane e reinvenzioni del credere
Campane e reinvenzioni del credere
Dalle prime giornate di primavera, a Roma, ad orari precisi e legati alla messa, suonano in coro le campane.
Questa forma di concertazione acustica si iscrive nel più ampio paesaggio della pratica dei flashmob sonori che segnano la quarantena. La prima volta che sento le campane è il giorno dell’equinozio di primavera, il 21 marzo alle sette di sera, un’ora dopo le voci degli italiani in finestra. Il suono rinvia alla chiusura delle chiese, alla passeggiata del papa che percorre una deserta via del Corso, salotto elitario come in un fotogramma estetizzante della Grande Bellezza, alle riflessioni di Eugenio Imbriani su acquasantiere svuotate da liquidi veicolo di contagio e sulle piscine di Lourdes asciutte.
Leggi la notizia su Atlante, il magazine pubblicato da treccani.it...