Firdausi e i poeti di Ghazna, dallo Shahnameh di Shah Tahmasp
 

 

Nel saggio Rose e violette nei giardini dei lirici persiani, contenuto all'interno del volume Ernst Robert Curtius e l’identità culturale dell’Europa. Atti del XXXVII Convegno Interuniversitario, Carlo Saccone si concentra su tematiche naturalistiche presenti nella lirica persiana, precisamente sulla rappresentazione del giardino. Ancora una volta, oltre a proporre un esame esaustivo dell'argomento, propone numerosi brani tratte dalle opere di poeti persiani vissuti tra il decimo e il quattordicesimo secolo.

 

Il giardino è certamente uno dei motivi centrali della lirica persiana d’ogni tempo, in particolare di quella di epoca islamica, che si sviluppa dal IX sec. in poi. La Persia, un territorio che è in gran parte occupato da una altopiano estremamente arido puntellato da città e villaggi sorti da antiche oasi sulle vie carovaniere, ha da sempre avuto – intuibilmente – una cultura del giardino. Tra le molte parole persiane che indicano il giardino o sue tipologie una ci interessa da vicino. Si tratta di firdaws, parola che ha i suoi paralleli nell’ebraico pardes e nel siriaco, e da cui deriva com’è noto il greco paradeisos e infine il nostro paradiso.
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