Le influenze islamiche trovano riscontri non soltanto nell'architettura e nell'arte della Sicilia, in generale, e di Palermo in particolare, ma possono essere ritrovate anche in ambito naturalistico, grazie alle strutture di parchi, giardini, orti e frutteti, come illustra in quest'articolo Giuseppe Barbera ricercatore del Dipartimento di Colture Arboree dell'Università di Palermo.
Palermo deve ai secoli della dominazione araba e poi normanna la fama di “città ricca di giardini a sua volta circondata da un giardino più grande” (De Seta e Di Mauro, 1980) e di “area d’antico e quasi mitico predominio dell’albero” (Bevilacqua, 1988), come è stata definita a sottolineare la presenza più rappresentativa tra le forme che ne compongono la vegetazione sia negli ambiti naturali della macchia e della foresta che in quelli coltivati dei frutteti e dei giardini.
Tale caratteristica e tale presenza hanno portato Palermo ad assumere un carattere distintivo, emblematico tra le città mediterranee, che ha esteso oltre i confini locali la fama della sua pianura, che a partire dal XVI secolo sarà nota come l’aurea concha, la Conca d’oro