Così come accaduto nel Caucaso del Nord, anche per le regioni del Medio Volga l’Unione Sovietica significò un periodo di persecuzioni e limitazioni nei confronti delle professioni di fede. L’ateismo di Stato venne promosso a discapito delle religioni presenti nella Repubblica Socialista Sovietica Tatara, sebbene fosse possibile continuare – nonostante le innumerevoli limitazioni e controlli – a professare la fede islamica. A seguito del formarsi delle spinte autonomiste nelle diverse regioni dell’ormai decadente Unione Sovietica e del suo crollo negli anni Novanta, anche nel Tatarstan si tentò la formazione di uno stato autonomo e indipendente da Mosca, senza tuttavia riuscire nell’intento. Ciononostante, il Tatarstan venne nominato “repubblica autonoma” all’interno della Federazione Russa: questa regione e la sua capitale Kazan si possono considerare tra le più ricche a livello economico dell’intera Russia. L’Islam è professato dalla popolazione tatara in una percentuale compresa tra il 35 e il 55%, con una presenza di oltre mille moschee sparse su tutto il territorio. L'articolo in lingua inglese Islamic Challenges to Russia, From the Caucasus to the Volga and the Urals permette di avere una panoramica sulla fede islamica in questa regione del Medio Volga.
Nonostante la ricchezza e il benessere della repubblica autonoma, la centralizzazione dello stato russo non permette un effettivo e autonomo sviluppo economico, causando così malcontento fra gli strati più bassi della popolazione. Tale situazione politico-economica rischia di cadere nella trappola del radicalismo islamico, come viene ben evidenziato all’interno di un articolo di Christian Eccher su Limes:
Nella repubblica autonoma della Federazione russa la setta wahabita aumenta il consenso fra gli strati più poveri della società, anche dopo gli attentati di quest’estate. La regione è molto ricca, ma la politica di centralizzazione messa in atto da Putin non ne permette lo sviluppo.
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