Marco Costa, nell'articolo pubblicato per il Centro Studi "Eurasia-Mediterraneo", descrive gli eventi che portarono alla nascita e al consolidamento della presenza islamica in Cina, tra il VII e il XIII secolo.

 

L’intreccio tra questione etnica, questione religiosa e questione territoriale nella Cina antica è assai complesso. Nell’immaginario collettivo occidentale la Cina è spesso erroneamente percepita come una nazione costituita da un’unica nazionalità – quella Han – del tutto omogenea. In realtà la Repubblica Popolare Cinese sancisce già nel preambolo della propria Costituzione che essa “è uno Stato unitario multietnico alla cui creazione hanno contribuito i popoli di tutte le sue nazionalità”.1 Secondo il quadro normativo vigente, il Governo cinese riconosce ufficialmente 56 nazionalità e tra queste i cinesi Han rappresentano la maggioranza della popolazione e gli Hui (in larghissima maggioranza musulmani) costituiscono la terza grande minoranza nazionale, dopo gli Zhuang e i Manciù, ben prima dell’altra comunità islamica di cui si parla, ovvero quella degli Uiguri. Da un punto di vista antropologico, diversi studiosi si sono occupati del tema delle minoranze etniche in Cina, e possiamo ricordare almeno Dru Gladney, Michael Dillon e Jean Berlie.
Questo per ribadire ulteriormente il concetto – purtroppo non scontato – che il territorio dello Xinjiang non è popolato solamente dalla popolazione uigura, la quale non è assolutamente l’unica rappresentante dell’Islam nella Repubblica Popolare Cinese.