Dossetti è uno dei membri della Commissione dei 75 incaricata tra il giugno 1946 e il dicembre 1947 di redigere la nuova costituzione italiana e riversa nel lavoro all’Assemblea costituente le riflessioni maturate durante la guerra insieme ai colleghi della Cattolica, così come altre premure che gli derivano dalla sua identità di cattolico insoddisfatto del ruolo sin lì giocato dai cristiani nella storia d’Italia. L’idea fondamentale che lo muoveva (e lo distingueva anche da molti colleghi di partito, che pensavano piuttosto nei termini di una restaurazione) era di dare finalmente vita a una democrazia nuova, «sostanziale», capace cioè di promuovere il superamento di quelle ingiustizie sociali che erano state all’origine dell’affermazione del fascismo. Questo significava anche essere disponibili ad un confronto aperto e costruttivo con le altre culture politiche, particolarmente con quella comunista e socialista, legittimate da un consenso elettorale ampio e che non poteva essere ignorato.
Dossetti viene ricordato particolarmente per la menzione costituzionale dei Patti Lateranensi, che era uno dei punti irrinunciabili per la Santa Sede e da lui difeso in un celebre intervento all’Assemblea costituente il 21 marzo 1947. Ma l’impegno di Dossetti, svolto all’interno della Prima Sottocommissione della Costituente (Diritti e doveri dei cittadini) accanto ad Aldo Moro, Giorgio La Pira, Palmiro Togliatti e Lelio Basso fu indirizzato anche all’affermazione del diritto di proprietà, delle libertà di opinione, di coscienza e di culto e del riconoscimento giuridico dei partiti; e fu sempre Dossetti a stendere la norma che vietava la ricostituzione del Partito fascista.
Se a caldo il giudizio di Dossetti sulla Carta costituzionale entrata in vigore il 1° gennaio 1948 era stato segnato anche da forti riserve, nella convinzione che si potesse fare di più e meglio, a metà degli anni Novanta, di fronte ai progetti di riforma costituzionale messi sul tavolo da forze politiche che non avevano preso parte al processo costituente, intervenne ripetutamente in pubblico per scongiurare una modifica della costituzione in senso presidenziale. In un intervento fatto a Monteveglio nel settembre 1994 avendo accanto Nilde Iotti, che aveva fatto parte insieme a lui della Prima sottocommissione, insisterà sul carattere di «patto» e non di semplice contratto che la Costituzione italiana aveva. Questo, secondo Dossetti, dava alla carta del 1948, nata dal dramma della Seconda guerra mondiale, un carattere universale e transtemporale che non poteva essere accantonato: e ciò, concluderà Dossetti nel suo intervento, andava «detto e ribadito perché la cultura superficiale e facilona che si è andata formando negli ultimi anni sta perdendo questa coscienza e tende pian piano ad ammettere, almeno implicitamente o surrettiziamente, uno snervamento di principio […]: con le ovvie conseguenze di una labilità generale dei diritti e dei doveri personali e comunitari, e di uno sviamento aggravato della coscienza etica collettiva».
Il 9 settembre 1946, All’avvio dei lavori della I sottocommissione sui «principi dei rapporti civili» Dossetti presentò un proprio ordine del giorno, immaginato come una sintesi delle diverse posizioni espresse dalla commissione e che riconosceva l’esistenza di diritti fondamentali della persona umana che erano anteriori a qualsiasi riconoscimento da parte dello Stato; se ne veda qui il testo (pp. 21-22).
Dossetti vuole aggiungere un altro argomento per un'intesa. Ritiene che il marxismo non si ispiri - benché qualcuno ritenga il contrario - ad un materialismo volgare, ma ad un materialismo raffinato, di carattere superiore, che non rifugge da questa visione integrale dell'uomo.