Il periodico online ATLANTE, pubblicato sul portale dell'Enciclopedia Treccani riporta questo interessante articolo che permette di conoscere la storia del santuario sciita di Bībī Šahrbānū, posto su una collina nelle vicinanze della città di Ray, a sud di Teheran, e di comprendere le trasformazioni occorse nel tempo in questo luogo di culto, in origine dedicato alla yazatā (divinità) zoroastriana Anāhīd.

 

Ci sono luoghi in Iran carichi di una tale spiritualità che trascende i confini dei singoli orizzonti religiosi. Uno di questi è il santuario sciita di Bībī Šahrbānū su una collina nelle vicinanze della città di Ray, a sud di Teheran.

La leggenda legata al santuario ha come protagonista Šahrbānū, una figlia dell’ultimo re sasanide, Yazdegerd III (632-51), la quale, catturata dagli arabi durante la conquista della Persia, è condotta a Medina, dove diviene la moglie di al-Ḥusayn, figlio di ʿAlī, il terzo imam sciita. Dal matrimonio nasce ʿAlī ibn al-Ḥusayn, il futuro quarto imam, chiamato Zayn al-ʿĀbidīn. Dopo la battaglia di Karbalā (680), in cui al-Ḥusayn perde la vita, la principessa fugge in Persia, inseguita dai nemici del marito. Quando giunge nei pressi di Ray, disperata, cerca di invocare Dio, ma invece di pronunciare “Yāllāhu”, riesce a dire “Yā kūh!” (“O montagna”). La montagna si apre miracolosamente, lasciando entrare al suo interno la principessa, la quale continua a vivere tra le sue rocce.

 

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